Corriere della Sera

Gli italiani di Salvatores Applausi e lacrime per il film collettivo «Siamo un Paese ferito ma ottimista invece della rabbia c’è voglia di futuro»

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Valerio Cappelli

Momenti Una galleria con alcuni dei segmenti selezionat­i da Salvatores per raccontare il nostro Paese: dalla realtà agricola a quella degli anziani alle prese con la tecnologia

VENEZIA — Buongiorno Italia. Un Paese si racconta in 24 ore attraverso 632 video. Li hanno inviati persone comuni, sollecitat­e da annunci su web e giornali.

«È un’Italia ferita, che si dispera ma non si piange addosso. C’è più ottimismo che rabbia, una visione del futuro c’è», dice Gabriele Salvatores. Con un team ha scremato, selezionat­o i filmati. È la vita degli italiani che si svolge in «quel» giorno, il 26 ottobre 2013. Le ore di immagini erano 2.200, i video arrivati oltre 44mila: «Non è forse il montaggio, quindi il racconto, la vera anima di un film?», si chiede il regista. Così ha preso forma Italy in a Day, Un giorno da italiani, accolto da applausi e lacrime.

Il 23 settembre sarà nelle sale soltanto per un giorno e il 27 settembre su Raitre: «Ormai ci sono tanti pubblici, forse è questo il futuro del cinema».

Luoghi e persone. Milano che va veloce, e il cardiochir­urgo Alessandro Frigiola nell’ospedale in Iraq dove non ci sono nemmeno barelle per i bambini: «Più vite salvo, più ha significat­o la mia vita»; Napoli con tre musicisti che suonano «Amapola» in piazza del Plebiscito, e l’astronauta Luca Parmisano che in orbita a 28mila chilometri all’ora vedrà 16 albe e 16 tramonti mangiando lasagne spaziali. Ma qui troviamo soprattutt­o volti anonimi d’ogni età che escono dalla folla e si offrono in piccoli e grandi gesti quotidiani.

«Mancano i ricchi, nessuno di una classe agiata, come se raggiunta una certa sicurezza ognuno lottasse per se stesso, senza il bisogno di condivider­e nulla».

Non una sequenza d’immagini che scandiscon­o la giornata ma un racconto che galleggia in una contraddiz­ione: un ritratto dell’Italia, ma non la copia della realtà. Un diario emotivo, un censimento delle emozioni e dei pensieri degli italiani: speranza, solitudine. «La scelta degli argomenti determina la visione. Ho posto soltanto alcune domande,

In piazza quella sulla paura per esempio. Alcuni video erano rivolti direttamen­te a me, chi mi dava del “lei” e chi del “tu”, li ho tagliati per pudore. Mi aspettavo più trash alla social network. Invece no. Non è il selfie degli italiani, dove trovi esibizioni­smo e una voglia di mostrarsi che qui non c’è. Ho trovato un senso di tenerezza umana e di dignità della vita. È stata una seduta di psicoanali­si collettiva». Nessuno parla di cultura, mai avvertita come una priorità, una necessità: «Ecco, questo mi ha colpito e mi è dispiaciut­o molto».

Il lavoro che non c’è, gli amori che si consolidan­o, i ricordi. La donna alluvionat­a in Toscana che nel fango ritrova le lettere d’amore di quando era piccola; la ragazza che non teme più di mostrarsi senza parrucca dopo la chemio; l’uomo che vive blindato in casa perché, non così lontano dalla bocca rossa dell’Etna, ha denunciato l’estorsione della mafia, non ha più lavoro e incita a credere in un’Italia migliore; il ragazzo che non ha più voglia di scendere dal cargo che attraversa l’Oceano, si sente protetto nel mezzo del nulla.

Giovani, tanti. Uno manda curriculum a chiunque e resta appeso al filo del mouse aspettando una risposta, e chi va in cerca di fortuna all’estero; chi dice che la sua generazion­e non avrà contratti né ferie pagate e chi addentando un panino dice, «finché ho questo da mangiare sono fortunato».

«Stiamo raccontand­o un pezzo di storia», dice uno, potremmo chiamarlo Il ragazzo invisibile, come il film che Salvatores ha appena concluso. E poi ancora il sorriso di un neonato, la ragazza che annuncia ai genitori: «Diventeret­e nonni, sono incinta», l’anziana malata di Alzheimer non ricorda il nome del figlio, Gabriele, come un angelo: «Non lo sei, ma puoi diventarlo». «Un momento così — rileva Salvatores — nemmeno il più grande regista riuscirebb­e a trasformar­la nella scena di un film, ecco la forza di questo progetto».

Buongiorno Italia. Ci si alza magari sbuffando e oggi è un altro giorno. C’è il senso dell’esistenza che brilla al di là della realtà immediata; c’è il mistero della nascita e della morte; c’è il diritto alla felicità. Salvatores ha raccontato quella cosa meraviglio­sa che si chiama vita.

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