Baratta: 22 mila biglietti venduti la rassegna in linea con il 2013
VENEZIA — A sette giorni dall’inizio la Mostra, tira le prime somme. «Biglietti e accrediti, quelli venduti sono 22mila, in linea con l’anno scorso», assicura Paolo Baratta, presidente della Biennale. «E in tempi di crisi, di calo delle presenze nei cinema e ai festival, è già confortante», aggiunge il direttore della Mostra Alberto Barbera. La concorrenza con le rassegne contigue lo preoccupa meno. «Il festival di Telluride si è concluso senza entusiasmi. Per Toronto vedremo. Ma non si annunciano grandi film. I più ghiotti li abbiamo presi noi». I titoli da botteghino però sfuggono a tutti. «Ormai vanno direttamente in sala. E i festival tornano a promuovere il cinema d’autore», spiega Barbera, che sul diktat delle anteprime assolute dice: «Conseguenza di un’assurda guerra tra festival». I film italiani stanno dando prove convincenti. «Li ha lodati persino Le Monde. Non siamo più marginali né autoreferenziali». Soddisfatto di aver rinnovato al 90% le sale storiche della Mostra con 13 milioni di euro, per Baratta la sfida finale resta il Casinò. «Per risistemarlo occorrerebbero 15 milioni e due anni di tempo. Mancano gli interlocutori». A fine 2015 scadono Cda, presidente e vari direttori delle sezioni. «Andrebbero confermati per un anno, se no si bloccano tutte le programmazioni». Quanto a una sua candidatura come sindaco di Venezia, la risposta è: «No grazie».
VENEZIA — Salutano con grugniti, rispondono controvoglia, gli occhi incollati ai telefonini. A scuola vanno malissimo, soldi in tasca troppi e quando non sono abbastanza si rubacchia qua e là. Bevono, fumano, tirano tardi, fanno sesso con chi capita e menano le mani con chi possono. Ragazzi più piccoli, vecchi, barboni… Gente che non conta, su cui si può infierire senza problemi. Tanto, se trapelasse qualcosa, a sistemare tutto ci penseranno mamma e papà… Piccoli mascalzoni crescono. Anzi dilagano con l’assenso di genitori indifferenti o conniventi, pronti a difenderli e scusarli «a prescindere».
Se sono somari la colpa è dell’insegnante, se sono maleducati del mondo che non li capisce, se combinano guai dell’età ingrata. In ogni caso non si toccano, non si sgridano. Perché quegli apatici teppistelli sono sempre e comunque I nostri ragazzi. Titolo scelto da Ivano De Matteo per una storia quasi apologo di tante dinamiche familiari, di rapporti deviati genitori-figli. Ieri alle Giornate degli Autori (e dal 5 settembre nelle sale) il film, tratto dal romanzo La cena di Herman Kock (Neri Pozza), mette a confronto due famiglie borghesi. I cui padri, Alessandro Gassmann e Luigi Lo Cascio, essendo fratelli si ritrovano una volta alla settimana al ristorante con le mogli, Barbora Bobulova e Giovanna Mezzogiorno.
Un rito un po’ vuoto, per tener vivo un fiacco legame. A rinsaldarlo ci pensano i figli, un maschio taciturno e una fanciulla fin troppo vispa. Una notte, un po’ per alcol un po’ per noia, i due pigliano a calci una poveraccia, con tale violenza da spedirla prima in coma e poi al camposanto. Pensano di averla fatta franca, ma una telecamera ha visto tutto. Due ombre in fuga trasmesse A tavola Da sinistra, Luigi Lo Cascio (46 anni), Giovanna Mezzogiorno (39), Barbora Bobulova (40) e Alessandro Gassmann (49) nel film «I nostri ragazzi» dalla tv, anonime per tutti tranne che per i genitori. Che fare? Denunciarli? Far finta di niente? Mandare a pezzi il loro futuro o insabbiare tutto?
Dilemmi morali e pratici che mettono l’uno contro l’altro, mandano in tilt equilibri e coscienze. Tranne quelle dei due giovani complici, sicuri di un’impunità garantita da madri e padri pronti a scusarli
Il senatore di Forza Italia
ancora una volta. Genitori assenti, inesistenti, devastati da sensi di colpa, pronti a farsi zerbini delle loro creature. Timorosi di contraddirli, incapaci di rimproverarli. E a furia di togliere limiti, i pargoletti si spingono sempre più in là, incapaci di distinguere bene e male, giusto e ingiusto.
Vedi gli adolescenti parigini di The Smell of Us di Larry Clark. Belli e annoiati, acrobati dello skateboard, delle droghe e del sesso, si prostituiscono per il puro piacere di filmarsi e mandare tutto su internet. E le madri sanno e nulla dicono.
Ma a far scattare l’ allarme rosso ragazzini è Goodnight Mommy di Veronika Franz. Tornata a casa fasciata come una mummia per via di un’operazione di chirurgia estetica, mammina viene guardata con sospetto dai suoi gemellini. Convinti che sotto quelle bende non sia più lei, iniziano a perseguitarla e seviziarla: la legano, le cuciono le labbra, la tagliuzzano… Una baby arancia meccanica, un vero horror dell’infanzia.