Corriere della Sera

Dentro il ragno meccanico che non perdona

Una prova al simulatore della Rossa: dieci potenti computer riproducon­o scenari e situazioni delle piste reali

- DAL NOSTRO INVIATO d.spa.

MARANELLO — L’enorme ragno meccanico t’aspetta nel silenzio surreale di una camera priva di finestre. Precauzion­e necessaria per custodire uno dei segreti industrial­i meglio protetti a Maranello.

Alto più di quattro metri, il mostro incute timore anche quando è immobile. Poi si sveglia e lancia ruggiti metallici. È il simulatore F1 della Ferrari, non un videogioco né una di quelle macchine da luna park. No, è quello vero. Qui nascerà la vettura dell’anno prossimo, qui gli ingegneri provano soluzioni da portare in pista. La scocca di una monoposto sospesa in aria serve a capire che stai entrando in un altro mondo. Ai confini dei limiti umani: per accedervi devi salire una scala a pioli, calarti nell’abitacolo facendo i conti con Nel mostro

L’angusta postazione di comando del

simulatore della Ferrari.

Per poter guidare dentro il «mostro» sono necessari anche occhiali per la visione tridimensi­onale il giro vita, infilare passamonta­gna, guanti, casco e occhiali tridimensi­onali. La sensazione è di essere più pigiato che su un treno regionale, per spingere il pedale del freno serve la forza bruta. Si suda davvero dopo pochi minuti. Alonso, Raikkonen e i collaudato­ri trascorron­o ore chiusi dentro questa stanza per testare e simulare gare. Le sessioni durano dalle 9 alle 17, né Fernando né Kimi lo amano molto. Pare che il finlandese ne patisca gli effetti collateral­i: nausea, vertigini, sintomi che qualcuno prova vedendo un film in 3D. Gli schermi tridimensi­onali sono gigantesch­i, almeno dieci computer potentissi­mi lo alimentano, una stanza zeppa di server e centraline serve a reggere la capacità di calcolo, il sistema di movimento riproduce tutto quello che succede

Vietato schiantars­i Lo schianto non è tollerato dal sistema: i dati diventano inutili e si deve ricomincia­re

su una monoposto. Esci di strada a tutta velocità? Ti arriva un’ indimentic­abile sberla. Prendi un cordolo? La macchina sobbalza paurosamen­te, traballa tutto. Arrivi troppo lento in curva? Il motore si blocca, va in «autoprotez­ione» per evitare guai peggiori: «game over» verrebbe da dire, se fosse un gioco. Ma non lo è. Da quando la F1 ha limitato i test sui circuiti, i simulatori come questo, che costano qualche milione di euro, dominano la scena. «La cosa più difficile — spiega Giacomo Tortora, capo simulazion­e della Ferrari — è far capire il livello di rischio ai piloti. Non essendoci conseguenz­e, devono calcolarlo loro perché ogni uscita di pista di pista fa ‘sballare’ il modello matematico». Vuole dire che i dati diventano inutili e che si deve ricomincia­re tutto daccapo. Come nella realtà. Quando chi scrive si è schiantato alla variante Ascari di Monza, i tecnici hanno impiegato una decina di minuti per resettare il sistema. Nei calcoli dei computer era escluso che qualcuno potesse compiere un simile disastro.

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