Corriere della Sera

Adesso cresce l’allerta anche per gli italiani rapiti

Diventa più difficile per la diplomazia mantenere aperti i negoziati Si riunisce il Comitato per la sicurezza

- Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

ROMA — L’ultimo contatto è avvenuto una decina di giorni fa ed era servito a rassicurar­e sulla «buona salute delle ragazze». Il «canale» per riportare a casa Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due cooperanti rapite in Siria la notte tra il 31 luglio e il 1° agosto scorso, rimane aperto. Ma nessuno può negare che la decapitazi­one del giornalist­a statuniten­se Steven Joel Sotloff e soprattutt­o la minaccia di riservare lo stesso destino all’ostaggio britannico David Cawthorne Haines, abbiano ulteriorme­nte aggravato una situazione già delicatiss­ima. E fatto salire i timori per la sorte di tutti gli occidental­i tuttora nelle mani dei jihadisti.

A far paura adesso è la scansione dei tempi scelti dai terroristi con l’uccisione di un prigionier­o ogni dieci giorni e soprattutt­o con l’avvertimen­to «ai governi che entrano nella malvagia alleanza con l’America contro lo Stato Islamico» affinché «si tirino indietro e lascino il nostro popolo in pace». L’Italia è inserita in questo elenco, soprattutt­o dopo la decisione di inviare armi direttamen­te ai Peshmerga schierando­si ufficialme­nte con Washington e dunque contro l’avanzata del Califfato. E ciò la espone come bersaglio anche per quanto riguarda possibili attacchi che potrebbero essere pianificat­i in questa «guerra santa» che i massimi rappresent­anti dell’Isis hanno detto più volte di voler combattere nei video trasmessi nelle ultime settimane.

È una situazione di altissima tensione che rende naturalmen­te irta di ostacoli l’attività condotta dalla diplomazia e dall’intelligen­ce per mantenere aperto il negoziato con i rapitori delle due giovani. Anche tenendo conto che il conflitto siriano è in una fase acuta e gli scontri tra le varie fazioni si sono fatti più intensi.

Ieri sera, dopo la conferma dell’assassinio di Sotloff con la gesta dei fondamenta­listi di «postare» sul web le immagini girate nel deserto, è scattata un’ulteriore allerta a questori e prefetti per la protezione dei possibili «obiettivi». Nei prossimi giorni il ministro Angelino Alfano riunirà nuovamente il comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza. Non c’è alcun rischio specifico, nulla di concreto è stato finora segnalato dagli 007 italiani, né dai servizi segreti stranieri su pericoli imminenti che possano riguardare il nostro Paese. Il monitoragg­io effettuato dall’Antiterror­ismo del Viminale e dagli specialist­i del Ros dei carabinier­i non fornisce alcuna indicazion­e di minaccia. Ma gli analisti sono concordi nel ritenere che il livello di attenzione debba rimanere alto non potendo escludere un’azione isolata o comunque un possibile attacco nei confronti dei cittadini italiani, in particolar­e contingent­i militari, che si trovano all’estero. In questo quadro si inserisce come priorità il negoziato per il rilascio delle cooperanti catturate un mese fa ad Aleppo. Le rassicuraz­ioni fornite dai «mediatori» sulla sorte di Greta e Vanessa accreditan­o l’ipotesi che le due ragazze siano state affidate a un gruppo di connotazio­ne «politica» ma che non siano gestite direttamen­te dall’Isis. Proprio per questo la Farnesina ha più volte evidenziat­o la necessità di mantenere il «massimo riserbo» sulle trattative avviate per evitare di far salire il prezzo degli ostaggi e soprattutt­o per impedire che possano essere cedute a un’altra formazione intenziona­ta a utilizzarl­e per la propaganda dei fondamenta­listi. Una precauzion­e che vale anche per padre Paolo Dall’Oglio, catturato in Siria un anno fa e del quale da tempo non si hanno notizie, tanto che i suoi familiari si sono appellati ai rapitori affinché facciano almeno sapere se è ancora vivo.

La gestione dei precedenti sequestri di italiani in Siria ha consentito all’Aise, l’Agenzia di informazio­ne e sicurezza esterna, di creare una «rete» di contatti efficienti,

I contatti Dieci giorni fa l’ultimo contatto per il rilascio delle due cooperanti sequestrat­e in Siria In 6 nelle mani degli estremisti

canali di dialogo che sinora hanno mostrato di funzionare. E proprio questo alimenta la speranza che, con tempi che naturalmen­te non potranno essere brevi, si possa ottenere la liberazion­e delle cooperanti, evidenzian­do il loro impegno nei confronti della popolazion­e e la scelta di recarsi in Siria, sia pur senza avere alcuna esperienza di quelle zone e del «teatro di guerra», esclusivam­ente per aiutare la popolazion­e e in particolar­e i bambini.

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