Riina: così ho fatto sparare a Dalla Chiesa
Il boss in carcere definisce «farsa» la rielezione di Napolitano
ROMA — Si vanta dell’omicidio di Carlo Alberto Dalla Chiesa. È furioso per la rielezione al Quirinale di Giorgio Napolitano. Vorrebbe fucilare Gian Carlo Caselli. Si scandalizza di Gheddafi che «alla stregua di Berlusconi, pensava alle mutandine» e «lo avrebbe bombardato assieme ad Assad». Sembra la parodia di se stesso Totò Riina nelle rivelazioni fatte l’anno scorso nel carcere di Opera al compagno di ora d’aria Alberto Lorusso, videoregistrate nel corso delle indagini del processo sulla trattativa Stato-Mafia e ora depositate. «La valutazione spetta agli organi competenti», ha sottolineato ieri Piero Grasso, ex
Napoli
superprocuratore antimafia, ora presidente del Senato, nel giorno delle commemorazioni della morte di Dalla Chiesa.
Di lui Riina parla in modo sprezzante: «Era ubriaco. Era un folle». E della sua morte si vanta così: «Appena è uscito lui con sua moglie lo abbiamo seguito a distanza... tun... tun». Potevo farlo là, per essere più spettacolare nell’albergo, però queste cose a me mi danno fastidio». Il boss corleonese racconta l’ordine di uccidere dato con un gesto. E i dettagli: «Eravamo qualche 7-8 di quelli terribili. L’A112 e 2 o 3 erano appresso e l’abbiamo ammazzato. Ma pure che era morto gli abbiamo sparato». Poi l’accenno alla figlia Rita, conduttrice: «Certe volte rido con la figlia, questa ha pure... Canale 5. Meschina ha fatto sempre bile con questo suo padre». Tra le chiacchiere di Riina intercettato (non si sa se a sua insaputa), anche la derisione per Napolitano: «Accetta altri 7 anni», dice dopo la rielezione, e aggiunge che «l’ha fatta sporca», è che è una «farsa». Per Caselli: «Un pericolo... ma relativamente. Si meriterebbe di essere fucilato». E per i magistrati: «Sono forti finché qualcuno non ci mette mano». «Totò Riina è nessuno» chiosa don luigi Ciotti.