Mutui e prestiti Cosa cambia
In media per un finanziamento si paga dal 4 al 9%
Cosa cambia per le famiglie? Per i mutui, ad esempio, i tassi in discesa valgono un risparmio di 8 euro sulla rata mensile di un mutuo da centomila euro.
Una mossa attesa e anticipata dai mercati. Che comunque hanno festeggiato anche ieri (+2,8% in Piazza Affari) dopo l’annuncio ufficiale della Banca centrale europea che ha tagliato i tassi allo 0,05%. Il minimo dei minimi, l’affermazione che nonostante tutti i distinguo, l’Europa farà di tutto per scongiurare la paralisi dell’ec0nomia, in agguato dietro al cattivo mix di deflazione e assenza di crescita. Ma che cosa cambia ora nelle tasche delle famiglie e per le imprese? Il segnale politico è importante, la variazione è quasi impercettibile perché, appunto, il traguardo a un passo dallo zero si è raggiunto pian piano. Le grandezze con cui si devono confrontare padri di famiglia e imprenditori si sono modificate moltissimo nell’ultimo anno e mezzo I mutui per la casa, anche considerando lo spread aggiunto dalle banche che ora oscilla intorno al 2% dopo essere stato anche più del 3%, sono ben più abbordabili. Ma per averne uno bisogna essere considerati solventi (e tanti lavoratori precari non lo sono) e soprattutto mettere sul piatto la metà del valore dell’immobile. Anche per le aziende il costo del credito è calato, ma non tanto da giustificare (per ora) una gran voglia di investire e di fare. La speranza è che, oltre al simbolico nuovo taglio del costo del denaro, l’annuncio ed eventualmente la messa a punto delle misure straordinarie per dare liquidità al mercato di cui ha parlato Mario Draghi possano bastare per rimettere in moto la fiducia.
Ieri il protagonista della giornata è stato il cambio tra dollaro ed euro: in una sola seduta il dollaro si è rivalutato dell’1% nei confronti della valuta europea. Un piccolo record giornaliero che si va ad aggiungere al 5% macinato dal biglietto verde da gennaio ad oggi. Un euro più debole può aiutare l’export e quindi le famiglie e le aziende, dando fiato al sistema italiano dove la voce delle vendite all’estero è da sempre importante.
Per chi investe, famiglie e imprese, un panorama di tassi bassi, dove un Btp decennale rende poco più del 2% lordo è un rompicapo. Perché per guadagnare occorre prendersi — se si può fare e non tutti possono e vogliono — qualche rischio in più. In Borsa, dove la liquidità dovrebbe sostenere ancora utili e quotazioni. Oppure comprando bond con scadenze lunghe e meriti di credito non eccellenti. O ancora considerando valute diverse dall’euro, sulla scia del dollaro più forte che potrebbe trascinare con sé altre aree monetarie, a cominciare da quella sudamericana. Investire in valuta, però, è un esercizio difficile, da fare con prudenza. Non più di un terzo del patrimonio, per chi può permettersi rischi elevati, dovrebbe essere denominato in monete diverse dall’euro.
Per chi non può permettersi rischi sofisticati, questo autunno con accenno di deflazione (-0,1% il costo della vita tra l’agosto del 2014 e quello del 2014) può ancora portare rendimenti reali interessanti su strumenti di gestione della liquidità come i conti di deposito vincolati (1,5% a 12 mesi). Ma a lungo andare è meglio augurarsi che la gelata dei prezzi non diventi compagna di strada. E che il problema da affrontare si chiami, prima o poi, rialzo dei tassi. Quello che annuncia una miglior salute dell’economia.