Corriere della Sera

«Senza fondi di garanzia i soldi rischiano di non arrivare alle aziende»

- Rita Querzé © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

«La Bce ha fatto la sua parte. Adesso tocca alle banche. Perché c’è uno spread di cui si parla troppo poco: quello tra i tassi proposti dagli istituti italiani e i tassi delle filiali tedesche. Il divario è del 45%». Ambra Redaelli, 46 anni, parla nel suo ufficio di amministra­tore delegato dell’azienda di famiglia, la Rollwasch. Settore metalmecca­nico (macchine utensili per la finitura delle superfici). Albiate, Brianza profonda. Quarantase­tte dipendenti e 7 milioni di fatturato. Redaelli guida l’impresa di famiglia dal ‘97, anno della scomparsa del padre. «Le prime misure di Ltro sono servite alle banche soprattutt­o per comprare titoli di Stato. Oltre che per operazioni di moratoria sul credito che hanno consentito alle imprese di reggere nella tempesta — fa il punto l’imprenditr­ice —. Ora è importante che l’iniezione di liquidità serva a far ripartire l’economia». Ma nessuna iniezione di liquidità può convincere una banca a dare credito a un’azienda che non ritiene affidabile. «Questo problema esiste — continua Redaelli —. Oggi i nostri bilanci sono appesantit­i dalla crisi. Perciò serve una regia. La Cassa depositi e prestiti e il Fondo centrale di garanzia in capo al ministero dello Sviluppo potrebbero avere un ruolo importante nel convincere le banche. Senza contare che usare certe leve può essere un modo per fare politica industrial­e».

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Manifattur­a Ambra Redaelli, 46 anni, guida un’impresa metalmecca­nica in provincia di Monza

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