L’euro-dollaro sotto quota 1,3 L’effetto atteso per l’export
Meno 1,4% a 1,29. Ha avuto un effetto immediato sul cambio euro dollaro la decisione di abbassare i tassi al minimo storico dello 0,05% annunciata ieri dalla Bce. Per la prima volta da un anno la valuta europea è scesa sotto la soglia di 1,3 nei confronti del biglietto verde. Il cambio era da mesi stabilmente attorno a 1,35, ben sopra la media storica dalla nascita della moneta unica di 1,22 e lontanissimo dal minimo dello 0,82. Una moneta unica meno forte è una delle condizioni per sostenere l’economia e far ripartire le esportazioni, che dopo un periodo di crescita hanno invertito la rotta: a giugno 2014, ultimo dato Istat disponibile, rispetto al mese precedente l’export è sceso 4,3% e le vendite del made in Italy all’estero hanno perso il 2,8% su anno. Che l’euro forte fosse un problema lo si sapeva da tempo. Era stato lo stesso Draghi, a metà luglio, a dirlo ai parlamentare europei: «L’euro forte è un rischio per la ripresa». Ora l’euro più debole potrebbe essere complice della ripresa. Dalla tarda primavera, la moneta unica ha già iniziato a dirigersi verso il basso. Ma agli esportatori italiani, così come a quelli francesi e tedeschi, non poteva bastare il calo del 5,3% dai picchi di 1,39 di inizio maggio e ora, se il trend al ribasso nei confronti del dollaro proseguirà, avranno un’arma di più per contrastare la frenata degli ordini legata anche alla guerra in Ucraina. E beni e servizi all’import costerebbero un po’ di più, contribuendo così ad alzare il tasso d’inflazione.