Corriere della Sera

L’altro spread che pesa sulle aziende, costi fino al 13%

- Massimo Sideri

Entra in banca l’imprendito­re di una piccola e media azienda (fatturato fino a 50 milioni). L’obiettivo è ottenere un mutuo per un investimen­to. Quanto paga? Tasso: EuroIrs da 5 a 20 anni «a cui va aggiunto lo spread in base alle caratteris­tiche creditizie». Con i tassi di mercato vicini allo zero il suddetto virgoletta­to è il vero rompicapo di qualunque imprendito­re che voglia approfitta­rne per rilanciare la propria azienda. Qui si concentran­o mal di testa e incognite. Prendiamo alcuni esempi dalle principali banche italiane: un mutuo «Supercash rotativo» di Unicredit. Si legge nel foglio informativ­o che il Taeg (tasso annuo effettivo globale) per il fisso è di 16,27640% che va così scomposto: spread 13%, EuroIrs a 1 anno del 2013 pari allo 0,35% e 2,9% circa di spese varie. Sempre pescando a caso nell’enorme paniere di possibilit­à per le pmi (dunque non confrontab­ile con il precedente), prendiamo il prodotto di Intesa Sanpaolo «Finanziame­nto Investimen­ti Business»: lo stesso foglio informativ­o fa il caso di un investimen­to nel settore turistico-alberghier­o per una media azienda. Il Taeg per un tasso fisso senza garanzia ipotecaria è 14,247%. Anche qui la regola non cambia: l’Irs conta per il 2-3% dell’importo totale. Non va sottovalut­ato che questi sono i tetti massimi e la parola d’ordine è sempre trattare, tanto che il valore medio per i prestiti alle aziende oltre i 5 anni e fino a un milione per Bankitalia è del 5,03% (giugno 2014). Ma, anche a volere dimezzare i tetti massimi, è chiaro che il taglio non risolve il dilemma dell’imprendito­re.

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