L’altro spread che pesa sulle aziende, costi fino al 13%
Entra in banca l’imprenditore di una piccola e media azienda (fatturato fino a 50 milioni). L’obiettivo è ottenere un mutuo per un investimento. Quanto paga? Tasso: EuroIrs da 5 a 20 anni «a cui va aggiunto lo spread in base alle caratteristiche creditizie». Con i tassi di mercato vicini allo zero il suddetto virgolettato è il vero rompicapo di qualunque imprenditore che voglia approfittarne per rilanciare la propria azienda. Qui si concentrano mal di testa e incognite. Prendiamo alcuni esempi dalle principali banche italiane: un mutuo «Supercash rotativo» di Unicredit. Si legge nel foglio informativo che il Taeg (tasso annuo effettivo globale) per il fisso è di 16,27640% che va così scomposto: spread 13%, EuroIrs a 1 anno del 2013 pari allo 0,35% e 2,9% circa di spese varie. Sempre pescando a caso nell’enorme paniere di possibilità per le pmi (dunque non confrontabile con il precedente), prendiamo il prodotto di Intesa Sanpaolo «Finanziamento Investimenti Business»: lo stesso foglio informativo fa il caso di un investimento nel settore turistico-alberghiero per una media azienda. Il Taeg per un tasso fisso senza garanzia ipotecaria è 14,247%. Anche qui la regola non cambia: l’Irs conta per il 2-3% dell’importo totale. Non va sottovalutato che questi sono i tetti massimi e la parola d’ordine è sempre trattare, tanto che il valore medio per i prestiti alle aziende oltre i 5 anni e fino a un milione per Bankitalia è del 5,03% (giugno 2014). Ma, anche a volere dimezzare i tetti massimi, è chiaro che il taglio non risolve il dilemma dell’imprenditore.