Corriere della Sera

Nel Pd la tregua è finita La sfida dei dissidenti parte dal no all’austerity Le regole

Bersani: segretario-premier è un problema

- Monica Guerzoni

ROMA — «Abbattere l’austerity» è l’obbiettivo dichiarato. Ma il referendum contro il Fiscal compact rischia di assestare altri energici colpi alla «pax renziana» del Pd, già provata dagli affondi di D’Alema e Bersani, che chiedono al premier più coraggio al governo e maggiore pluralismo nel partito. I 54 parlamenta­ri della sinistra che sostengono l’iniziativa — tra i quali diversi «dissidenti» del Senato, come Tocci, Mineo e Mucchetti — si stanno mobilitand­o per raccoglier­e le firme. Stefano Fassina, tra i più impegnati nella mission anti-rigorista, parla da Padova, dove ha presentato la campagna Stop Austerità: «Stanno spuntando i primi banchetti, abbiamo tempo fino al 30 settembre... Sarà dura raccoglier­e 500 mila firme, speriamo di farcela».

La battaglia è in salita, visto che i vertici del Pd non sostengono il referendum. «Eppure — assicura candidamen­te Fassina — se passasse renderebbe possibile fare gli investimen­ti in deficit, come Renzi chiede». L’ex viceminist­ro è convinto che se il premier proverà a perseguire gli obbiettivi che ha indicato «avrà enormi difficoltà»

Il Trattato europeo sulla stabilità

1 Il «Fiscal compact» è il Trattato su stabilità, coordiname­nto e governance nell’Ue approvato nel 2012 e in vigore dal 2013

2 e lui, giura, vorrebbe evitarlo: «I Tra gli obblighi del patto, tagli annunciati sono irrealizza­bili firmato da tutti gli Stati e se il governo proverà a farli membri tranne Regno ci saranno conseguenz­e pesanti». Unito e Repubblica Ceca, I renziani ironizzano sul mantenere al massimo al fatto che il primo firmatario 3% il rapporto deficit-Pil della legge per introdurre in Costituzio­ne il pareggio di bilancio sia stato proprio Bersani e chiedono polemicame­nte a Fassina, autore con D’Attorre e

3 Lauricella di un emendament­o In Parlamento c’è un al ddl Boschi per cancellare il comitato di sostegno al pareggio di bilancio dall’articolo referendum per abrogare 81, perché allora non si dimise la legge attuativa del da responsabi­le economico. Fiscal compact, sostenuto «Argomento risibile — ribatte da minoranza pd e Cgil Alfredo D’Attorre —. Errare è

Le norme vincolanti e chi non ha firmato Il comitato a favore dell’abrogazion­e

umano, perseverar­e è diabolico. L’agenda Monti ci ha fatto perdere le politiche e chi parla tanto di rottamazio­ne dovrebbe capire che questa iniziativa prende le distanze dalle scelte che il Pd ha fatto in passato». E non è tutto, perché i non allineati, tra cui Cuperlo e altri venti, hanno pronta una mozione per chiedere al governo di reinvestir­e gli introiti delle privatizza­zioni invece di destinarli a diminuire il debito.

Per Bersani «il cuore del problema» è il doppio incarico di Renzi, perché «quando il tuo segretario è capo del governo la discussion­e è un pochino inibita». L’ex segretario lancia l’idea di un evento entro fine anno per risolverlo, possibilme­nte «senza conte». Ma il premier si terrà stretta la segreteria, assicura il vice Lorenzo Guerini: «La coincidenz­a tra premier e segretario è nel nostro Statuto». E il direttore di Europa Stefano Menichini ricorda come De Mita, dopo aver perso la guida della Dc, perse anche il governo: un modo per avvertire Renzi che gli ex ds puntano a sfilargli il Pd. La pace apparente è incrinata, con possibili ripercussi­oni sulla nuova segreteria unitaria alla quale Renzi sta lavorando. La formazione potrebbe essere pronta già domenica, giorno in cui il premier parlerà dal palco di Bologna. Ma le tensioni stanno creando qualche incertezza di percorso e i suoi si aspettano «sorprese». L’ala si- nistra è furiosa perché anche Cuperlo, dopo Civati, sarebbe stato escluso dalla Festa dell’Unità. Intanto D’Alema mena altri fendenti su Renzi. Guerini e Serracchia­ni sono stati durissimi e ieri, da Ravenna, l’ex premier

La campagna Al via la raccolta firme per il referendum contro il Fiscal compact. Fassina: sarà durissima

si è detto «piuttosto colpito dalla violenza e perfino dalla volgarità delle repliche». Aveva affermato che non si vede una via d’uscita dalla crisi e lo conferma: «Non sono i giudizi di D’Alema, ma i dati dell’Istat e non mi si può rispondere che voglio le poltrone. Sono cose umilianti, che danno la sensazione di un fastidio verso il dibattito democratic­o». La rissa verbale continua. Ernesto Carbone rispolvera una battutacci­a dalemiana del 2008 ai danni di Brunetta: «Saremo anche energumeni, ma non tascabili. Quindi occhio Massimo».

A breve un nuovo incontro

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