La partita per la segreteria e quell’invito «in ritardo» per Cuperlo alla festa dem
ROMA — Il «giallo» del mancato invito di Gianni Cuperlo alla Festa nazionale del Pd di Bologna rischia di cambiare in corsa il profilo della segreteria, che Renzi sperava unitaria. L’ala sinistra dei «dem» era pronta a deporre le armi per condividere oneri e onori della guida del Nazareno, ma ora minaccia di ripensarci. «Gianni è arrivato secondo alle primarie con mezzo milione di voti — attacca Stefano Fassina —. E a Pippo Civati l’invito è arrivato in ritardo. Una scelta politica precisa e gravissima, un segnale molto preoccupante di arroccamento della segreteria». E se i renziani sottovoce fanno notare che l’ex viceministro è «un caso a sé» e che nessuno ha mai fatto il suo nome per la segreteria, la sua voce non è un assolo. «Ci sto a fatica in un partito a senso unico — protesta Ileana Argentin —. Trovo folle che la politica sia diventata una mera espressione di numeri». Dal Nazareno, in via ufficiosa, fanno sapere che l’invito a Cuperlo è partito a festa iniziata per un disguido e che non c’è, nei confronti dell’ex presidente, nessuna volontà di esclusione. Ma la polemica è ormai innescata e i renziani sospettano che i bersaniani abbiano voglia di soffiare sul fuoco. Alfredo D’Attorre smentisce strumentalizzazioni e prova a entrare nel merito: «Il problema non è ottenere due posti per fare tappezzeria, il punto è cosa vogliamo fare. Prima di capire se la gestione sia unitaria o meno, si tratta di capire se c’è la gestione». I contatti con l’area riformista guidata da Roberto Speranza non sono interrotti e i renziani pensano che la minoranza non abbia in realtà interesse a rompere. E che alla fine «si accoderanno», a dispetto dei toni aspri di Fassina. Il quale retoricamente domanda a chi interessi «uno strapuntino» in segreteria: «Non vedo il clima per una gestione unitaria e non mi pare che da parte di Renzi ci sia una disponibilità vera. Si sono arroccati e cercano qualche soprammobile per dire che il partito è plurale». Lettura che il vicesegretario Lorenzo Guerini smentisce, assicurando che l’intenzione di aprire le porte alla minoranza non è mutata: «Si va avanti come si era deciso. Alcuni componenti della minoranza avevano manifestato interesse a entrare e noi andiamo avanti in quella direzione, che le polemiche non mettono in discussione». Girano i nomi di Leva, Amendola, Laforgia e Micaela Campana e il presidente Matteo Orfini spera nell’accordo: «Gestione unitaria non vuol dire diventare tutti renziani, cosa di cui io non sarei capace».