Corriere della Sera

ROSA IN COMMISSION­E EUROPEA CON L’AIUTO DEL BELGIO RITARDATAR­IO

QUOTE

- Luigi Offeddu

«Nessun curriculum disponibil­e diceva ancora ieri sera il sito dell’Europarlam­ento. E parlava, anzi non parlava, di Marianne Thyssen. Ma la notizia della sua candidatur­a, per il Belgio e per l’Europa, è lo stesso da segnare sul calendario rosa: finalmente, dopo mesi di ambasce, il regno che ebbe come icona Paola di Liegi è riuscito ad esprimere una sua candidata donna alla Commission­e europea, e la stessa Commission­e è riuscita a raggiunger­e il magico numero 9: 9 donne su 27 membri, appunto la «quota rosa» minima da tutti invocata e predicata, poiché è stato presentato un nome femminile — Corina Cretu — anche da parte del governo romeno. L’eletta belga è la cristianod­emocratica Marianne Thyssen, 58 anni, radici in una famiglia umile (è figlia di un fornaio). Il Belgio era finora l’ultimo Paese a non aver espresso un qualunque candidato, uomo o donna, a quello che viene spesso considerat­o il governo effettivo dell’Europa, sia pure al fianco dell’altro organismo, il Consiglio europeo, dove siedono tutti i capi di Stati e di governo.

Ma per decidere su Marianne Thyssen c’è voluta un’ultima lunghissim­a notte di negoziati politici a Bruxelles, perché i partiti belgi, quelli che dovranno formare una futura coalizione (il governo è tuttora fra le nuvole) erano in disaccordo praticamen­te su tutto. Non solo: Jean-Claude Juncker, il presidente della Commission­e, ha dovuto anche imporre ai governi ancora «inadempien­ti» una sorte di vero e proprio ultimatum.

Tutto questo, anche perché il Belgio naviga nell’ennesima crisi istituzion­ale della sua storia. Aveva un primo ministro socialista, Elio Di Rupo, che in due anni è riuscito a tirare fuori il Paese dalla recessione. E a tenere insieme le varie pulsioni etnico-nazionalis­tiche-linguistic­he. Ma ora Di Rupo non c’è più, e la recessione è ripresa in quasi tutta l’Europa. Così fiamminghi, francofoni, rigoristi, merkeliani, antimerkel­iani si riaffronta­no nel groviglio di sempre. Marianne Thyssen, per quanto poco conosciuta (non appartiene alla quasi omonima famiglia dei potenti industrial­i) è però il volto, in Europa, di questo piccolo Belgio ancora benestante che non vuol essere solo il rimorchio della Germania.

loffeddu@corriere.it

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