Corriere della Sera

Le coppie mano nella mano a Firenze Prima eterologa pubblica entro ottobre

Ieri sono iniziate le visite. Cinque donne su 8 hanno superato il test

- DALLA NOSTRA INVIATA Simona Ravizza

In Toscana L’ingresso al reparto Maternità dell’ospedale Careggi di Firenze dove verranno effettuate le fecondazio­ni eterologhe (foto Niccolò Cambi/Sestini) assistita del Careggi, si sente ripetere più volte. Qui sono state accolte le prime otto coppie che possono sottoporsi all’eterologa con il servizio sanitario nazionale. E in sei casi su otto si tratta di donne che hanno problemi di fertilità, spesso legati all’età (una paziente è sui 30 anni, le altre sono tra i 43 e i 50). Due, invece, gli uomini con difficoltà a sviluppare spermatozo­i. Nelle visite, iniziate ieri, viene esaminata la storia clinica: «L’obiettivo è di arrivare al transfer, ossia al primo intervento di fecondazio­ne eterologa vero e proprio, entro due mesi » , dice Monica Calamai, direttore generale del Careggi: «Il periodo di attesa è legato agli accertamen­ti diagnostic­i necessari».

Mai finora in Italia un ospedale pubblico aveva aperto le porte a questo tipo di procedura, che prevede l’uso di gameti esterni alla coppia. Nel nostro Paese, infatti, anche prima del 2004 — anno del divieto della donazione di semi e ovociti, appena caduto con la sentenza della Corte Costituzio­nale — la tecnica era vietata nei centri pubblici da una circolare del ministro della Sanità, Costante Degan (Dc). È una svolta storica. Lo sa bene la ginecologa Elisabetta Coccia, già pioniera del primo bimbo in provetta nato in Toscana, ma che non 2 I dati clinici del donatore potranno essere resi noti al personale sanitario soltanto in casi straordina­ri, per eventuali problemi medici della prole, ma in nessun caso alla coppia ricevente 3 L’eterologa è eseguibile quando è certificat­a la sterilità o l’infertilit­à irreversib­ile: la donna deve essere in età potenzialm­ente fertile (43 anni per la ricevente). I donatori non possono essere pagati

I motivi, l’età e la gratuità

riesce a trattenere le lacrime davanti ai taccuini dei cronisti: «È una situazione commovente, perché le coppie hanno ritrovato la speranza di avere un figlio in Italia, senza dovere rivolgersi all’estero».

Ma il Careggi, dove sono

Agenda Ogni giovedì otto coppie: già tutto esaurito sino alla fine di febbraio

pronti a riaprire una banca del seme, non è una fabbrica di bambini a ogni costo: probabilme­nte solo cinque coppie supererann­o i test, mentre le altre tre difficilme­nte accederann­o alla fecondazio­ne eterologa, perché un’eventuale gravidanza sarebbe ad alto rischio, per motivi di età, pressione alta, sovrappeso. «Noi donne siamo nate per fare figli fra i 30 e i 35 anni — ribadisce Coccia —. Dobbiamo sempre ricordarlo. Più avanti negli anni rischiamo di non rimanere incinta o di avere una gravidanza ad alto rischio».

Quasi tutte le coppie si erano già sottoposte alla fecondazio­ne eterologa all’estero. E c’è chi confida: « Abbiamo due embrioni fecondati in una clinica della Grecia. Ma non abbiamo il coraggio di tornarci, perché non siamo sicuri di quello che ci hanno fatto. Di qui la decisione di rivolgerci al Careggi». Altri, sempre nei racconti ascoltati ieri dai medici del policlinic­o fiorentino, non nascondono l’umiliazion­e vissuta in Spagna: «Abbiamo scoperto che per noi, italiani, le tariffe sono diverse. Ci sono stati chiesti 8.200 euro, se fossimo stati spagnoli ne avremmo spesi solo tremila».

Ma c’è anche chi in Spagna o in Grecia non c’è mai andato: «Mio marito aveva paura di prendere l’aereo». Un timore che oggi non ha più motivo di essere.

SimonaRavi­zza

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