Joe Dante e «Red Amnesia»
Horror d’autore, quanto è difficile liberarsi dei fantasmi
La prima scena mozza il fiato: una fossa vuota inquadrata dall’alto a velocità vertiginosa. Che inizio choc per un film su Pasolini… Già si mormora al capolavoro. Stop, fermi tutti. L’operatore è andato in tilt, quello che stiamo vedendo non è il film di Ferrara, ma di Joe Dante, Burying The Ex, previsto subito dopo. Che inizia appunto con quell’immagine impressionante: un cimitero di notte, una tomba vuota. L’inquilina ha infatti pensato bene di risvegliarsi. Prima un braccio fuori dalla terra, poi l’altro, poi tutto il resto. Un po’ malandata ma impaziente si dirige verso casa. Toc toc. Max, il fidanzato ignaro, che dopo averla pianta cominciava a consolarsi con un’altra, apre pensando sia la nuova fiamma. Ma si ritrova davanti l’ex sepolta e per poco non ci resta pure lui. Sono tornata, annuncia allegra la fidanzata fantasma. Inutile tentare di convincerla che è morta. Testarda in vita, vegana fanatica, Ev è sì un po’ pallida, un po’ magra, ma piena di energie. Soprattutto con una gran voglia di fare l’amore. Max tergiversa, tenta di sottrarsi. Di zombi è un esperto, adora quel genere di film e Coppia Ashley Greene (27 anni) e Anton Yelchin (25) in una scena del film «Burying The Ex» diretto da Joe Dante gestisce pure una piccola bottega degli orrori affollata di teschi e tibie. Ma un conto è giocare ad Halloween, un altro ritrovarsi una morta vivente nel letto, pronta a far cigolare le ossa su e giù. E mentre la pelle di Ev si fa sempre più verdastra e le mosche le ronzano intorno, Max si dispera. Come farle capire che tra loro è proprio finita? La soluzione di lei, ammazzo anche te così staremo insieme per sempre, non lo convince… «Tutti abbiamo qualche relazione fallita alle spalle. Qualche fantasma del passato da cui non riusciamo a liberarci», sostiene Joe Dante, 67 anni, regista di culto di capolavori splatter, ieri alla Mostra in videoconferenza, osannato dai suoi fans. «L’horror è un mezzo potente per evocare le nostre paure, raccontare i nostri demoni — aggiunge —. Tanto più se condito da tocchi di ironia». Fantasmi d’amore anche in Cina. In Red Amnesia di Wang Xiaoshuai, la vedova Deng conversa ogni sera con il fu marito, per il quale apparecchia sempre un posto a tavola. Un quieto tran tran tra al di qua e al di là disturbato dall’interferenza telefonica di un altro trapassato. Meno cordiale e rassicurante. «Non dobbiamo temere i nostri fantasmi — tranquillizza il regista —. Se ci confortano è bene accoglierli. Se ci spaventano è bene venire a patti». Compresi quelli della storia. «I nostri padri hanno vissuto i tempi della Rivoluzione culturale. Pieni di errori, sofferenze, ma anche slanci ideali. Adesso la nostra società è al massimo dal punto di vista economico, ma ha perso il rispetto per l’ambiente e i rapporti familiari. Per ritrovare quell’umanità perduta dobbiamo fare i conti con le ombre rosse del passato».