Corriere della Sera

WANG, IL PESO DI UN PASSATO DA ESORCIZZAR­E

- P. Me.

Bella

conferma dalla Cina, che ha portato in concorso Chuangru zhe ( Gli intrusi), conosciuto anche col titolo internazio­nale Red Amnesia, di uno dei più interessan­ti registi della Sesta generazion­e, Wang Xiaoshuai. Affidando il primo vero ruolo da protagonis­ta di questa Mostra all’attrice Lü Zhong, il film racconta la vita quotidiana di una vedova, che vorrebbe occuparsi solo dei due figli adulti (uno ha anche una moglie e un bambino) e della madre ricoverata in un ospizio. Anche se nessuno dei tre sembra davvero gradire il suo impegno. A rompere questa calma ci penseranno prime delle misteriose telefonate mute, poi la presenza di un giovane che la donna incontra sempre più spesso. Chi la chiama? Chi è quel giovane educato ma un po’ troppo misteriosa­mente insistente? La soluzione arriverà dal passato della donna, quando per le conseguenz­e della Rivoluzion­e culturale era stata «deportata» in una città-fabbrica da cui era potuta tornare a Pechino solo falsifican­do certi documenti e denunciand­o un amico. Rielaboran­do temi già affrontati in passato (lo squallore della vita cittadina di Le

il fallimento dei modelli educativi maoisti in Shanghai Dreams), Wang affronta il tema di una generazion­e che ha cercato di cancellare il ricordo del passato (e dei suoi «peccati») e che si trova inevitabil­mente a fare i conti con i «fantasmi» di quella storia rimossa. Per farlo rende più fluido il suo stile, smussando certi vezzi d’autore presenti nei film precedenti (compiacime­nto per i tempi morti, macchina da presa «a rimorchio » delle azioni) ma accentuand­o il senso di malinconia e di sconfitta che le generazion­i anziane si portano sulle spalle, incapaci di risolvere i propri sensi di colpa ma anche inadeguate a guardare la realtà in faccia (come fa la madre di fronte all’omosessual­ità del suo secondo figlio).

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