55 Sblocco parziale degli stipendi Ma la copertura si ferma al 2014 142
I fondi dai risparmi nel settore. Per l’anno prossimo serve più di un miliardo e si aspetta il sì del premier La soluzione in un’intesa di luglio tra esecutivo e vertici militari
la percentuale del turnover nelle forze dell’ordine: ogni 100 pensionati sono 55 i nuovi assunti. Il governo prevede, per quest’anno, 2.600 nuove assunzioni di poliziotti, carabinieri e finanzieri euro È la perdita mensile (al netto delle ritenute previdenziali e dell’Irpef) nello stipendio di un appuntato scelto con 17 anni di anzianità di servizio (maturata nel 2011). In un anno la perdita arriva a 1.854 euro Qui sopra lo stipendio base dell’ottobre 2009 di un appuntato che svolge attività operativa nella Guardia di Finanza, qui in basso il suo stipendio base di agosto: a distanza di 5 anni l’importo netto è cambiato poco, essendo passato dai 1.216,38 euro del 2009 ai 1.275,47 di quest’anno zata, moglie, figli,i non esci dall’ufficio. E ce ne sosono di colleghi che lo fanno. Allora la differenza va premiata». Una questione di equità e di «meritocrazia», rimarca. Chi prima del 2009 ha avuto l’indennità continua a percepirla, chi dopo ha ottenuto il medesimo grado o quello addirittura superiore, no. «È un obiettivo che serve a motivare — fa notare il finanziere —. Quando abbiamo difeso i politici dai forconi siamo stati coperti di complimenti. E questo è il riconoscimento?».
ROMA — Sblocco del tetto agli stipendi per gli ultimi tre mesi del 2014: è questo il provvedimento che potrebbe fermare la protesta dei sindacati di polizia e dei rappresentanti di carabinieri, Guardia di Finanza e forze armate. La mediazione è avviata, per la tregua bisognerà attendere il ritorno in Italia del presidente del Consiglio Matteo Renzi e della titolare della Difesa Roberta Pinotti, entrambi impegnati al vertice della Nato. Il ruolo di negoziatore è stato affidato al ministro dell’Interno Angelino Alfano, la sua decisione di convocare immediatamente i vertici delle forze dell’ordine ha rappresentato il segnale di apertura per evitare che lo scontro potesse assumere toni troppo elevati.
Si lavora per scongiurare una protesta che non ha precedenti e potrebbe minare gravemente i rapporti tra le istituzioni, anche tenendo conto che per il comparto sicurezza lo sciopero è vietato e chi partecipa a un’eventuale mobilitazione di piazza potrebbe rischiare denunce penali e procedimenti disciplinari. Ma si lavora perché, come ha riconosciuto lo stesso titolare del Viminale, «si tratta di una richiesta legittima» visto che riguarda le retribuzioni legate alle progressioni in carriera. Non a caso Pinotti riconosce che «bisogna porre fine alle esistenti disparità e per il pieno ripristino di equilibrio e meritocrazia». E dunque si deve tornare a mercoledì mattina, ripristinare la situazione precedente l’annuncio del ministro Marianna Madia sul blocco degli stipendi per il 2015.
Proprio tre giorni fa era stato deciso di organizzare a breve un incontro del sottosegretario Luca Lotti con i vertici delle forze dell’ordine per rispondere alle istanze di agenti e militari. Anche tenendo conto che la copertura finanziaria di 230 milioni di euro è già stata garantita dagli stessi ministeri.
Nel luglio scorso i tecnici di Economia, Interno e Difesa avevano concordato con il capo della polizia Alessandro Pansa e con i comandanti generali dei carabinieri Leonardo Gallitelli e della Guardia di Finanza Saverio Capolupo un accantonamento dei fondi attraverso risparmi di altre voci di bilancio sempre legate al personale. In pratica lo «sblocco» sarebbe stato autofinanziato proprio per
Adeguamenti L’ipotesi di utilizzare 230 milioni già disponibili per adeguare i compensi a partire da ottobre
motivare i reparti e fornire un segnale forte alle loro sollecitazioni. La norma doveva essere approvata prima della pausa estiva, ma poi lo stesso Renzi aveva chiesto di poter esaminare meglio la questione e tutto era stato rinviato agli inizi di settembre. Alla ripresa dei lavori la questione era tornata di attualità e da Palazzo Chigi sembrava confermato l’impegno a riesaminare la questione e poi fornire il via libera. Ecco perché le parole pronunciate dal ministro Madia sono state interpretate come una vera e propria sfida. Ed ecco perché la reazione di sindacati e rappresentanze è stata così eclatante.
Giovedì sera, poche ore dopo la diffusione del comunicato che annunciava la protesta, Alfano ha avuto un lungo colloquio con Renzi e ha concordato con lui la necessità di riavviare il dialogo avendo però come interlocutori i vertici delle forze dell’ordine. L’ipotesi più probabile è che si utilizzi il denaro già trovato per adeguare gli stipendi a partire da ottobre prossimo e fino alla fine del 2014. In questo modo, anche a fronte di un blocco per il 2015, le retribuzioni sarebbero comunque state portate al livello giusto rispetto alla qualifica e — pur rinunciando agli arretrati — ogni dipendente avrebbe quanto previsto dalle tabelle e dalla legge.
Tutto questo comporta una spesa per il 2015 che supera un miliardo e 200 milioni di euro e dunque non è scontato che Renzi alla fine conceda il via libera. L’alternativa sarebbe quella di consentire uno «sblocco» limitato agli ultimi due o tre anni di anzianità, ma in questo caso non è affatto certo che sindacati e rappresentanze siano soddisfatti anche perché, come hanno ribadito ieri, «il superamento del tetto salariale è previsto dal Def di giugno. Se non verrà rimosso vorrà dire che saranno state adottate scelte politiche diverse, destinando quelle risorse ad altri scopi». Alla fine tutti assicurano che la soluzione sarà trovata, ma la trattativa appare tutt’altro che conclusa.
fsarzanini@corriere.it