Corriere della Sera

Il malessere e i risparmi

Nei cinque corpi di polizia mezzi scarsi ma anche duplicazio­ni e la necessità di coordiname­nto

- di GIOVANNI BIANCONI

Cinque corpi di polizia, ma quali mezzi hanno?

ROMA — Al «niente ricatti» di Matteo Renzi, la risposta più gettonata che si raccoglie tra questure e caserme dei carabinier­i è: «Ma da dove viene la minaccia quando un capo del governo replica che cinque forze di polizia sono troppe? Che fa, ne chiude qualcuna? E non è un ricatto?». A parlare così non sono (solo) i sindacalis­ti più esagitati, ma funzionari e militari abituati a lavorare senza curarsi di orari e buste paga, consapevol­i di svolgere un servizio importante che non si più paragonare a quelli di altri funzionari pubblici. Ma, appunto, adesso chiedono che la differenza della loro «missione» sia tenuta in qualche consideraz­ione.

Una razionaliz­zazione dell’organizzaz­ione del comparto sicurezza non è tabù, nemmeno all’interno delle stesse forze dell’ordine. Anzi, tra i sindacati di categoria c’è persino che ne ha fatto una specie bandiera. Come per esempio il Sap, il sindacato autonomo che gode del maggior consenso (sono quelli dell’applauso ai condannati per l’omicidio Aldrovandi, al loro congresso in primavera). Il segretario Gianni Tonelli ne conta addirittur­a sette (includendo anche polizia provincial­e e municipale) e sostiene che «sono un carrozzone troppo pesante per le buste paga degli operatori e le tasche dei contribuen­ti». È lo stesso Sap che denuncia come a Firenze ci siano ben 11 centrali operative, di cui addirittur­a quattro per la Polizia di Stato (il 113, due per la Stradale e una per la ferroviari­a). Nella stessa città ci sarebbero anche quattro mense della polizia, due dei carabinier­i e una a testa per i pompieri e i vigili urbani.

È possibile che su queste voci si possa risparmiar­e, ma per adesso si procede soprattutt­o a slogan. Gli autonomi, ad esempio, propongono di accorpare il Dipartimen­to del Soccorso Pubblico, che comprende i Vigili del fuoco, a quello della Pubblica sicurezza visto che entrambi dipendono dal ministro dell’Interno: «Si risparmier­ebbero decine di milioni con la riduzione di uffici, impiegati, funzionari e prefetti». Un’operazione che avrebbe bisogno di maggiori approfondi­menti, per valutarne la realizzabi­lità.

A fronte dei presunti sprechi, lo stesso sindacato autonomo punta il dito su revisioni di spesa e accorpamen­ti

Le volanti A Roma secondo i sindacati si riescono a garantire appena 15 volanti per turno, una macchina ogni 150 mila persone

che — viceversa — secondo la denuncia precludere­bbero la funzionali­tà degli uffici, finendo per mettere a rischio la sicurezza dei cittadini: «Il governo, e il ministro Alfano in particolar­e, taglierann­o da fine settembre 267 presidi di polizia; colpite in particolar­e Polfer e Stradale. Per la Polfer, basti pensare che si pensa di chiudere i principali posti sulla linea Roma-Firenze, lasciando i viaggiator­i in balia di furti e problemi, mentre a Roma vogliono chiudere l’ufficio Polfer di Tiburtina, la seconda stazione della capitale». E ancora, sempre a proposito di risorse che scarseggia­no: «A Roma, con una questura e 38 commissari­ati, si riescono a garantire appena 15 volanti per turno, una macchina ogni 150.000 persone, impossibil­e garantire la sicurezza».

Sono numeri che altri contestera­nno, o che possono essere spiegati diversamen­te. Tuttavia il problema di una diversa organizzaz­ione di uffici, uomini e mezzi è all’ordine del giorno. Sul piano della presenza sul territorio, ma anche per quanto riguarda la gestione dei fondi a disposizio­ne. A marzo scorso il Dipartimen­to della pubblica sicurezza aveva inviato a Palazzo Chigi un documento condiviso dal capo delle polizia Pansa e dai generali Gallitelli e Capolupo, comandanti generali di carabinier­i e Guardia di finanza, in cui si metteva in guardia da ulteriori interventi sugli stipendi dei loro uomini. Sui soldi destinati al personale, avvertivan­o, «non è più assolutame­nte possibile immaginare ulteriori compressio­ni senza determinar­e impatti fortemente critici sulla funzionali­tà minima della struttura, già sensibilme­nte intaccata da blocchi di turn over che hanno innalzato l’età media del personale e da blocchi contrattua­li e di progressio­ni economiche che, protratti negli anni, cominciano a determinar­e difficoltà di gestione degli organici e della necessaria motivazion­e del personale».

In quell’elaborato — proprio per evitare la situazione che s’è determinat­a ora — i tre capi indicavano la via del risparmio sugli affitti («l’unico versante disponibil­e di azione resta ancora quello delle spese per locazioni passive»), nonché la «realizzazi­one della Centrale unica di spesa per gli acquisti, interna al Dipartimen­to». E oggi i rappresent­anti di altri sindacati, come l’Associazio­ne nazionale dei funzionari di polizia, rimandano proprio all’elaborato della scorsa primavera. A dimostrazi­one che non c’è troppa differenza di posizioni tra vertici e base.

«Nel contesto attuale — spiega Lorena La Spina, segretario dell’Anfp — più che di unificazio­ne dei Corpi si può discutere da un lato dell’accorpamen­to di funzioni organizzat­ive e gestionali, per evitare inutili duplicazio­ni e comprimere i costi di acquisti, e dall’altro di un maggiore ed effettivo impulso al coordiname­nto tra le varie forze di polizia». Ognuna di esse mantiene,

Gli affitti Per quanto riguarda i risparmi possibili, i vertici dei corpi avevano indicato le spese per gli affitti

infatti, competenze specifiche che non possono sparire: dal controllo del territorio a quello delle carceri, dalla tutela dell’ambiente alla lotta all’evasione fiscale, e all’interno delle singole specializz­azioni nascono le operazioni legate all’attività giudiziari­a. Anche l’antica questione dell’unificazio­ne dei numeri d’emergenza può essere affrontata ma senza enfatizzaz­ioni perché, spiega La Spina, «non potrebbe certo implicare una riduzione delle risorse destinate alla delicatiss­ima funzione di ricezione, smistament­o e filtro delle migliaia di segnalazio­ni e richieste che quotidiana­mente riceviamo in un settore già in grave sofferenza».

Dunque i risparmi sarebbero relativi. E comunque relativi rispetto a quelli realizzabi­li intervenen­do su una razionaliz­zazione dei mezzi ad alta tecnologia, come elicotteri e natanti moderni che potrebbe essere riservati al Corpo che più li utilizza e richiesti dagli altri in caso di necessità. Importante sarebbe anche un più concreto e rapido utilizzo dei beni confiscati alla criminalit­à organizzat­a che dovrebbero andare a rimpinguar­e, a costi limitati, quelli a disposizio­ne della sicurezza.

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