Corriere della Sera

Napoli e il corteo che nega lo Stato

- Di MARCO IMARISIO

Le persone oneste che ieri pomeriggio al presidio di rione Traiano hanno intonato cori inneggiant­i alla camorra «che ti protegge», contro lo Stato «che ti uccide» sono vittime e complici della loro rovina. Chi abbraccia queste pulsioni eversive perpetua la propria condanna.

La camorra ti protegge, lo Stato ti uccide. Le persone oneste che ieri pomeriggio al presidio di rione Traiano hanno intonato questo e altri cori simili sono vittime e complici della loro rovina, delle loro vite spese in un ghetto dove la grande colpa dello Stato è invece la sua assenza. Dovrebbero volerne di più, di Stato, avrebbero ogni diritto a invocare segni tangibili di una presenza salvifica che li liberi dalla punizione di una periferia disperata e priva di qualunque servizio essenziale anche perché proprio la camorra ha deciso che la sua destinazio­ne d’uso dovesse essere quella di mercato all’aperto di eroina.

Quando parte un colpo significa che qualcuno ha sparato. I prudenti giri di parole letti e ascoltati in questi giorni non rendono più leggero il peso di quel che è accaduto al rione Traiano, non diminuisco­no le responsabi­lità, non cancellano l’assurdità di una morte come quella di Davide Bifolco. Ci saranno indagini, ci sarà un processo. Funziona così. Si chiama democrazia, si chiama Stato. Quella cosa che ci tiene tutti insieme, e una che funziona meglio non l’hanno ancora inventata. Dobbiamo crederci, non c’è altra scelta. Non puoi farne a meno, non hai il diritto di sputarci sopra. Altrimenti ti metti nelle mani di quelli che per i loro sporchi traffici hanno ogni interesse a cavalcare la rabbia e l’indignazio­ne altrui, e così fai una scelta di campo. Non solo illegale. Anche rovinosa, autolesion­ista. Ci sono secoli di storia e decenni di macerie recenti a dimostrarl­o.

Rione Traiano non c’entra nulla con Ferguson. L’unico razzismo è quello di chi si rassegna all’idea di una Napoli irredimibi­le, sempre uguale a se stessa e alla sua miseria. Le uniche vere eccezioni napoletane sono le sue città dentro la città, interi rioni impermeabi­li alla legalità dove lo Stato è sostituito da un anti-Stato che condanna i suoi sudditi a un degrado perpetuo. L’uccisione di Davide ha fatto riemergere una malattia della quale la manifestaz­ione in suo nome è stata un sintomo evidente. I cori e le voci di ieri sono la conseguenz­a dell’innesco di una carica anti-Stato presente e percepibil­e da tempo in alcuni quartieri, di Napoli e di altre città del Sud. Le radici storiche e sociali di questa pulsione eversiva sono fin troppo chiare. Ma chi la abbraccia sceglie anche di perpetuare la propria condanna, di rinunciare a ogni legittima speranza in una vita migliore.

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