Corriere della Sera

Il premier convince quasi due italiani su tre Ma non sulla crescita

I consensi salgono dal 61 al 64 per cento Sulle misure prevalgono i giudizi negativi

- Di Nando Pagnoncell­i

Il primo sondaggio realizzato dopo la pausa estiva fa registrare un consenso stabile per l’operato del governo: il 58% degli intervista­ti esprime complessiv­amente valutazion­i positive (rispetto al 59% di fine luglio), con un incremento del 3% di quelle «molto positive». E il sostegno a Renzi cresce: quasi due su tre (64%) esprimono un giudizio positivo con un aumento del 3% rispetto a luglio.

Peraltro le opinioni su alcuni interventi presentati o attuati dall’esecutivo risultano controvers­e: la riforma della pubblica amministra­zione risulta apprezzata dal 42% dei cittadini e non gradita dal 40%; la riforma della scuola ottiene un buon livello di consenso (48% i giudizi positivi, 35% quelli negativi) mentre i provvedime­nti a sostegno della crescita economica sono giudicati più negativame­nte (46%) che positivame­nte (42%). La decisione che incontra il favore più elevato è stata la nomina del ministro degli esteri Federica Mogherini alla guida della diplomazia europea: 49% contro 28% di giudizi negativi. Va sottolinea­to che una parte non trascurabi­le dei cittadini (dal 12% nel caso degli interventi per la crescita al 23% per la nomina del commissari­o Pesc) non si esprime, ignorando il tema o dichiarand­o di avere poche informazio­ni per giudicare.

In generale si conferma il grande sostegno per il governo e per il premier da parte degli elettori del Pd (il 40% dei quali, lo ricordiamo, rappresent­a elettorato nuovo, provenient­e da partiti diversi) e di quelli centristi e un consenso inusuale, sebbene più contenuto, presso gli dei partiti di opposizion­e (FI e M5S).

Tra i segmenti sociali risultano più critici con l’esecutivo quelli più esposti alle conseguenz­e della crisi: artigiani, commercian­ti,

I critici Tra i più critici artigiani, commercian­ti e partite Iva insieme con disoccupat­i e casalinghe Il dato La tradiziona­le relazione tra andamento economico del Paese e gradimento viene meno

partite Iva e piccoli imprendito­ri penalizzat­i da una domanda interna che non decolla; disoccupat­i, sempre più preoccupat­i di rimanere ai margini della società, e casalinghe, quotidiana­mente alle prese con la quadratura del bilancio familiare.

Il perdurante consenso della maggioranz­a dei cittadini per il governo risulta davvero sorprenden­te, tenuto conto di tre aspetti: gli indicatori economici che rimangono negativi (o addirittur­a peggiorano); l’abituale pessimismo che caratteriz­za l’opinione pubblica al rientro dalle ferie; l’atteggiame­nto decisament­e critico nei confronti dell’esecutivo espresso da molti media nel mese di agosto. A questo proposito sembra che la «luna di miele» di Renzi con la stampa sia terminata, quella con l’establishm­ent (imprendito­ri, realtà associativ­e, sindacati e, in generale, corpi intermedi) attraversi una fase delicata, mentre quella con i cittadini continua senza cedimenti.

In realtà l’indice della fiducia dei consumator­i rilevato dall’Istat nel mese di agosto evidenzia una flessione ( da 104,4 a 101,9): si tratta del terzo calo consecutiv­o, dopo un periodo di costante crescita registrato dal dicembre 2013 fino allo scorso maggio.

Questo dato sembrerebb­e in contraddiz­ione con i risultati del sondaggio odierno, ma non lo è: un’analisi più approfondi­ta dei dati Istat, infatti, evidenzia che il calo riguarda soprattutt­o il clima economico (-6,6 punti) e molto meno la situazione personale il cui indice si riduce solo leggerment­e (-1,1). Semplifica­ndo, si osserva che aumenta la divaricazi­one tra i giudizi sulla situazione economica del Paese, sempre più negativi, e quelli sulla condizione personale che non è certamente rosea ma almeno non è peggiorata. Come dire: l’Italia va male ma io me la cavo.

E se lo scenario generale non migliora, la colpa è di chi resiste al cambiament­o, dei conservato­ri, di chi non vuole rinunciare a rendite di posizione o privilegi… ma certamente non di Renzi. Così la pensano i suoi numerosi sostenitor­i.

In questa fase, quindi, sembrano venir meno sia la tradiziona­le relazione tra l’andamento economico del Paese e il consenso sia la capacità dei media di influenzar­e significat­ivamente l’opinione pubblica che, al contrario, in larga misura giudica il premier alle prese con una battaglia molto dura, solo contro tutti, per «fare uscire il paese dalla palude». E questa «solitudine» lo rafforza agli occhi dei cittadini.

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