Altolà di Katainen: fiducia a rischio se si supera il 3%
Il commissario Ue: investimenti pubblico-privati Dijsselbloem: felice per le ambizioni italiane
CERNOBBIO — La disciplina è alternativa alla crescita? Il tema è tornato al centro del dibattito europeo, dopo che anche la Bce ha usato toni nuovi e invitato i Paesi europei a «fare di più», usando la poltica di bilancio per sostenere la domanda aggregata, perché «gli spazi ci sono», senza rompere le regole Ue. Ma bisogna venire sul lago di Como, dove oggi si conclude il Workshop Ambrosetti, per scoprire che, alla fine, gli intransigenti sono proprio i più giovani. Così succede che Jyrki Katainen, 42 anni, vice presidente della Commissione Ue per gli Affari economici e monetari ed ex ministro delle Finanze finlandese, si guadagna il titolo di falco, dicendo no a qualsiasi forma di flessibilità nei confronti delle politiche fiscali. Se si permettesse ai Paesi di sforare il 3% di deficit per qualche anno, ci sarebbe un contraccolpo in termini di fiducia, sostiene. Per correggere gli scostamenti dei conti pubblici, meglio usare perciò «programmi intelligenti di spending review». E anche nei Paesi in surplus, come la Germania, gli investimenti dovrebbero essere una combinazione pubblicoprivato, afferma.
Perfino un duro come l’olandese Jeroen Dijsselbloem, 49 anni, presidente dell’Eurogruppo e ministro delle Finanze nei Paesi Bassi, appare più disponibile, con un’apertura di credito all’Italia
Il giudizio A metà ottobre il giudizio sui progetti di bilancio del Stati da parte della Commissione
di Matteo Renzi. «Sono molto felice che il governo italiano adesso sia così ambizioso da voler realizzare alcune delle riforme strutturali necessarie. Insieme alla politica monetaria, credo che questo potrà dare una spinta alle ripresa economica», afferma al Corriere.
Dijsselbloem appoggia le ultime misure dalla Bce, che completano le decisioni annunciate lo scorso giugno. Ma «tutti i provvedimenti - ammette - richiedono un certo tempo per avere effetto. Il programma di prestiti Tltro partirà entro fine settembre e le banche dovrebbero fare il massimo uso di questa opportunità». L’olandese sa bene però che l’azione dell’Eurotower non basta a far ripartire l’Europa. « Non penso che le mosse della Bce siano sufficienti, ma è tutto quello che possiamo chiedere e aspettarci dalla politica monetaria». Un ulteriore allenamento, il cosiddetto Quantitative Easing, « è una scelta della Bce, che decide ciò che è necessario nell’ambito del suo mandato», dice Dijsselbloem. E in ogni caso «la politica monetaria avrà successo se anche i politici faranno la loro parte. Misure e sforzi ulteriori ora devono venire dall’Europa nel suo insieme e dai governi nazionali».
Più flessibilità a chi fa le riforme? «Tutti i leader dell’eurozona sono d’accordo che il Patto di stabilità e di crescita non si tocca. La flessibilità è già prevista nei trattati nel caso di un deterioramento della situazione economica». Ma «l’Italia non ne ha bisogno visto che il premier Renzi insiste che il deficit italiano resterà entro il limite del 3% in rapporto al Pil», valuta Dijsselbloem. Quanto alla richiesta di più elasticità per ridurre il suo debito pubblico, «spetterà alla Commissione Ue, quando i progetti di bilancio saranno sul tavolo europeo a metà ottobre».