Corriere della Sera

Il territorio fragile e sovrappopo­lato dei luoghi di vacanza

- Di ANNA MELDOLESI

Questa volta è toccato al Gargano, funestato dal maltempo ancora nel pieno della stagione turistica. Nel passato recente altri paradisi sulle coste italiane hanno pagato prezzi ancora più elevati. La Sardegna nel novembre del 2013. Le Cinque Terre due anni prima. È l’Italia della bellezza e delle vacanze che annega e frana nell’incuria? «Sicurament­e le località turistiche presentano delle specificit­à per chi si occupa di calamità naturali, anche se nella mappa delle frane e delle alluvioni degli ultimi cinquant’anni non esiste una sola provincia che non abbia avuto un morto o un ferito». A parlare è Fausto Guzzetti, direttore dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeolog­ica del Cnr, e ci ricorda che a rischio è tutto il Paese. Certo il meridione deve vedersela con l’abusivismo edilizio, e il gradiente di organizzaz­ione per la gestione del territorio tende a calare dal nord verso il sud. Gestire i servizi di sicurezza in contesti come quello dell’ultima emergenza a Peschici, inoltre, può essere particolar­mente complicato. C’è da tenere in conto l’aumento stagionale della popolazion­e, che d’estate è assai più numerosa rispetto al resto dell’anno. E poi c’è la mancata conoscenza del territorio da parte dei turisti, che hanno più difficoltà a prevedere se una pioggia intensa allagherà una zona piuttosto che un’altra. «Si tratta di due fattori di vulnerabil­ità che dovrebbero spingerci a dedicare un’attenzione ancora maggiore alle aree turistiche», ci dice Guzzetti.

Dal 1964 a oggi in Italia si contano 5.250 vittime tra morti e feriti a causa di tragedie legate al dissesto idrogeolog­ico, gli sfollati e i senzatetto sono stati complessiv­amente 150.000. Nel 2014 solo le frane hanno ucciso o ferito 15 persone, lasciandon­e almeno 600 senza casa. Il progetto Iffi (Inventario dei fenomeni franosi in Italia) ha mappato 450.000 frane e si tratta certamente di una sottostima. Sono pochi i Paesi europei che possono vantare iniziative simili di cartografi­a, ma per molti altri aspetti siamo gravemente in difetto. L’incuria è più matrigna

L’incuria La disattenzi­one all’ambiente e l’incuria fanno aumentare i fattori di rischio: la situazione peggiora andando a Sud

della natura, nel nostro caso. « Gli eventi naturali sono gli stessi che hanno scolpito i paesaggi, rendendoli così belli e interessan­ti. Quello che ci differenzi­a rispetto agli Stati europei confinanti non è tanto la geologia quanto la disattenzi­one al territorio». Si punta spesso il dito contro i cambiament­i climatici — e in effetti sembra esserci un aumento degli eventi meteorolog­ici estremi — ma il dibattito scientific­o su questo punto è ancora aperto. Di certo sono cresciuti i danni, anche perché nel corso dei decenni è aumentata la popolazion­e e con essa l’urbanizzaz­ione. Si stima che dal dopoguerra al 1990 le calamità naturali ci siano costate 0,7 miliardi all’anno. Questa cifra è salita a 1,2 per il periodo dal 1991 al 2009. Ma dal 2010 al 2012 è arrivata a 2,5 miliardi ogni dodici mesi. Prevenire e mitigare anziché riparare e piangere i danni converrebb­e, anche se non esistono ancora calcoli affidabili per il contesto italiano. Cosa bi-

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