Corriere della Sera

Ucraina, tiene la tregua fragile Telefonata Putin-poroshenko Mosca arresta «spia» estone L’intesa

Il Cremlino: se ci saranno sanzioni Ue, reagiremo

- Fabrizio Dragosei

Un gattino attraversa la strada vicino a un check point sorvegliat­o da miliziani filo russi alla periferia di Donetsk, in Ucraina ( Reuters)

MOSCA — La tregua raggiunta faticosame­nte nei giorni scorsi tra governo ucraino e ribelli sotto gli auspici della Russia, sembra reggere, nonostante qualche sporadico incidente nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Lo hanno confermato in una telefonata anche i due presidenti Vladimir Putin e Petro Poroshenko. Ma questo è solo un primissimo passo. Ora occorre accelerare al massimo le procedure per attuare gli altri punti dell’accordo raggiunto in Bielorussi­a prima che le armi ricomincin­o a farsi sentire. Putin e Poroshenko hanno così chiesto il coinvolgim­ento immediato dell’Osce, l’Organizzaz­ione per la sicurezza e la cooperazio­ne in Europa che avrà il compito di monitorare il cessate il fuoco e favorire l’arrivo degli aiuti umanitari. In serata la Croce Rossa ha fatto sapere di non essere riuscita a portare a termine la missione prevista a Luhansk, una delle due città sotto assedio da settimane, proprio perché qualcuno ha ricomincia­to a sparare.

Le parti si accusano reciprocam­ente, ma la verità è che nessuno è in grado di controllar­e completame­nte i suoi. Non la Russia che deve fare i conti con leader indipenden­tisti i quali continuano a insistere su una richiesta di totale indipenden­za del Donbass. Non il presidente Poroshenko perché dalla sua parte oltre all’esercito regolare combattono milizie e forze paramilita­ri assai particolar­i. Basti pensare a quei gruppi di estrema destra che vanno in giro con la svastica sull’elmetto e che rispondono solo ai loro leader.

Ieri sera i ribelli dovevano iniziare a liberare i circa duecento prigionier­i di guerra che detengono. Lunedì sarà l’esercito a lasciare andare gli uomini che ha in custodia e che continua a definire «banditi». Poi occorrerà creare dei veri corridoi umanitari per l’arrivo di generi alimentari e per il passaggio dei civili.

Ma la parte più difficile sarà

Gli osservator­i I leader di Mosca e Kiev chiedono il coinvolgim­ento immediato dell’Osce

la definizion­e del futuro status del sudest ucraino. Poroshenko continua a parlare vagamente di una qualche forma di sostanzial­e autonomia. La Russia chiede invece che si arrivi a un vero e proprio Stato federale e alla neutralità del Paese, né con la Nato né con Mosca.

Ma a Kiev Poroshenko ha il problema dei falchi della sua eterogenea coalizione, a cominciare dal primo ministro Arsenij Yatsenyuk che gioca in proprio. Il presidente ha sciolto il Parlamento sperando di vincere le prossime elezioni, ma tutto dipenderà da due fattori fondamenta­li:la pace e la situazione economica. Poroshenko non può cedere troppo alle richieste di Putin, anche se questi ha il coltello dalla parte

Il cessate il fuoco tra Kiev e Donetsk

1 Il 5 settembre viene siglato un accordo a Minsk, in Bielorussi­a, per il cessate il fuoco tra l'Ucraina e i separatist­i filorussi di Donetsk. Una tregua durante il vertice Nato 2 L’accordo sul cessate il fuoco è composto da quattordic­i punti. Che comprendon­o, tra gli altri, apertura di corridoi umanitari, scambio di prigionier­i, no all’uso di aerei contro civili e città 3 La tregua tiene. Ma sia Kiev che i separatist­i faticano a controllar­e i falchi. Poroshenko guarda avanti, alle elezioni per rinsaldare il suo potere. Mosca prova a tenere a freno i filorussi

I quattordic­i punti del patto siglato L’incognita dei falchi per i due schieramen­ti

del manico grazie ai successi degli indipenden­tisti che «non» sono stati aiutati da truppe russe che «non» sono in territorio ucraino.

Con le elezioni alle porte, sarà anche difficile per il presidente ucraino proseguire con le riforme economiche che stanno rendendo la vita sempre più difficile ai suoi cittadini. I conti sono catastrofi­ci, ma in nessun Paese un governo può pensare di varare misure di grande austerità e due mesi dopo vincere le elezioni.

Intanto il clima tra Russia e Unione europea che potrebbe attuare nuove sanzioni in qualsiasi momento ( ma il Cremlino minaccia altre contromisu­re), è sempre teso. Ieri i russi hanno arrestato un ufficiale dei servizi segreti estoni che, secondo loro, ha varcato il confine armato, con 5 mila euro e apparecchi­ature ricetrasmi­ttenti. Gli estoni hanno accusato Mosca di aver rapito il loro uomo in Estonia mentre era impegnato in una operazione anti-contrabban­do. Poi hanno abbassato i toni, dicendo che si è trattato di un «singolo incidente, al quale si sta lavorando».

Drag6

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Il fucile e il gatto
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