Mogherini: un conflitto in Europa non è impossibile
Sull’isis: «Quello non è l’islam. Non c’è nessuna guerra di religione». E su Frontex Plus: «Ora una gestione comune» La ministra, scelta come Lady Pesc: «Paura per l’esame a Strasburgo? Sono sopravvissuta al Parlamento...»
BOLOGNA — Il mazzo di fiori e poi l’applauso del tendone centrale della Festa nazionale dell’Unità, mai così pieno nei giorni precedenti. Quasi una festa in famiglia — la kermesse bolognese del Pd — per Federica Mogherini, 41 anni, futura lady Pesc e ministro degli Esteri ancora per poco: «Mi fa una strana impressione essere adesso qui, dove sono stata per 20 anni…». Dura poco però. Si parla di guerra, di minacce ai confini dell’Europa, di orrori e di risposte spesso tardive. Lei non si sottrae e il primo messaggio che manda conferma l’allarme che circola tra le capitali del Vecchio continente: «Chi ha avuto paura in questi giorni che si potesse ritornare indietro nella storia, ha avuto ragione. Non è impossibile che scoppino conflitti anche sul territorio europeo, di questo dobbiamo essere tutti consapevoli». Venti di guerra incrociati, «non solo il caso dell’Ucraina sul quale ovviamente si concentra la nostra attenzione», ma focolai alle frontiere che «insidiano i nostri valori e la nostra sicurezza». Platea silenziosa, quasi gelata. Eppure la titolare della Farnesina qualche notizia rassicurante l’ha in serbo e riguarda proprio il contenzioso tra Ucraina e Russia: «Qualcosa di nuovo negli ultimi due giorni è avvenuto: abbiamo un primo concreto segnale di pace. Finora non c’era mai stata una firma e non c’erano mai state tante ore di tregua rispettata». Una condizione fondamentale, ha aggiunto, «per sviluppare i punti concordati»: dal ritiro del personale
Tra le pentole Mogherini alla Festa nazionale dell’Unità russo, al blocco dell’invio delle armi, al controllo delle frontiere, fino ad arrivare ad elezioni locali. Parlare di pace, certo, «è ancora presto», ma «il lavoro comune sta dando i primi frutti».
Non è serata da battute. Solo per un attimo, la futura Alta rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri
Crisi a Est
e la politica di sicurezza, si concede una pausa. È quando, incalzata dalle domande di Antonella Rampino, inviata de La Stampa, si sofferma sull’esame (ma lei preferisce parlare di «confronto») che dovrà affrontare davanti alle commissioni del Parlamento europeo prima di prendere possesso della nuova carica. «C’è chi mi ha detto — afferma ridendo — che, se sono sopravvissuta al Parlamento italiano, a Strasburgo sarà una passeggiata…». Patrizia Toia, europarlamentare pd, la rassicura («Le prime uscite di Federica sono state apprezzate»), ma come insegna il passato (vedi il caso di Rocco Buttiglione, bocciato nell’ottobre 2004 per alcune dichiarazioni sui gay), resta comunque un passaggio da prendere con le molle. Ma è un attimo. Si torna alla guerra, anzi, all’orrore innescato dalle decapitazioni dell’Isis. Qui la Mogherini alza i toni: «Quello non è islam. Contro di loro non c’è alcuna guerra di religione e non è neanche il terzo tempo della guerra in Iraq: è la risposta al disperato appello di arabi e musulmani, oltre che cristiani, yazidi e altre minoranze, contro un’organizzazione crudele e terroristica».
Possono avere tante facce le guerre. Quella dell’immigrazione, con l’Italia in prima fila e l’Europa spesso distratta, sta battendo ogni frontiera quanto a numero di vittime. La missione «Frontex Plus» è vista con speranza dalla futura lady Pesc, a una condizione: «Finora si è usata la parola “solidarietà” nei confronti del nostro Paese, che si è sobbarcato il peso maggiore: ora però deve passare il messaggio di una gestione responsabile comune del problema: se l’Europa non fa questo, perderà l’anima». Sarà un lavoro lungo che dovrà agire «sulle cause dei flussi», ma soprattutto far leva sulla Libia: «I libici devono scegliere se continuare sul piano militare o spostare i loro conflitti sul piano politico e parlamentare: se faranno così, l’Europa li sosterrà». Infine la tormentata vicenda dei marò. La richiesta dei legali di far rientrare in Italia Massimiliano Latorre dopo il malore che lo ha colpito nei giorni scorsi «è pienamente sostenuta dal governo e speriamo sia ascoltata dalla Corte suprema indiana». Il militare «è stato curato eccellentemente in India, ma ha bisogno di riposo e della famiglia…». Braccio di ferro infinito.