Corriere della Sera

«L’attentator­e di Bruxelles mi ha torturato in Siria»

Mehdi Nemmouche aprì il fuoco e uccise 4 persone al Museo Ebraico. «Quando non ci picchiava, cantava. Voleva finire in prima pagina» Un giornalist­a francese liberato riconosce uno dei suoi aguzzini

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE S. Mon. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PARIGI — Il jihadista francese che il 24 maggio ha ucciso quattro persone al Museo ebraico di Bruxelles, Mehdi Nemmouche, 29 anni, che aveva combattuto in Siria ed è stato arrestato in Francia dopo la strage, è stato uno dei carcerieri di alcuni ostaggi occidental­i detenuti dall’Isis. La notizia è stata pubblicata ieri da Le Monde, rompendo l’embargo chiesto dai servizi segreti francesi che avevano pregato i media di tacere per non compromett­ere le indagini in corso e la vita di altri prigionier­i.

Dopo la rivelazion­e del giornale, sono arrivate le conferme degli ex ostaggi. Tra loro il giornalist­a di Le Point Nicolas Hénin, che ieri sera ha raccontato nei dettagli la prigionia e le torture subite da Nemmouche da giugno a dicembre 2013. «Si guarda le mani, fa scrocchiar­e le dita come fanno i pugili e si aggiusta i guanti. Li vedi questi guanti da moto? Li ho comprati per colpirti. Solo per te. Ti piacciono?», racconta Hénin del primo incontro con il suo torturator­e. «Quando Nemmouche non cantava, torturava. Faceva parte di un piccolo gruppo di francesi che terrorizza­vano la cinquantin­a di prigionier­i siriani detenuti nelle celle vicino alla nostra. Ogni sera, i colpi cominciava­no a piovere nella sala dove io stesso ero stato interrogat­o. La tortura durava tutta la notte, fino alle preghiere del mattino. Alle urla dei prigionier­i rispondeva­no talvolta delle grida in francese».

Hénin, che ha riconosciu­to subito il terrorista quando sono state diffuse le prime immagini dell’attentato al museo ebraico, traccia il ritratto di un megalomane, un uomo mosso da un enorme ego e dalla voglia di celebrità. «Tutto quel che Nemmouche voleva era un bel processo. Finire in prima pagina, come è capitato a Mohammed Merah (l’autore dei massacri di Tolosa), che Nemmouche citava spesso come esempio».

L’uomo, che potrebbe avere sorvegliat­o anche l’americano James Foley decapitato il 20 agosto, era uno dei circa 900 jihadisti con passaporto francese che combattono nelle file dell’Isis in Siria, e che secondo gli allarmi del ministero dell’Interno potrebbero tornare in Europa per compiere attentati (come ha fatto Nemmouche a Bruxelles).

Un altro ex ostaggio, Didier François, ha protestato ieri contro la decisione di Le Monde di pubblicare la notizia: «Una scelta irresponsa­bile che mette in pericolo gli altri occidental­i ancora detenuti».

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Il terrorista Mehdi Nemmouche
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