Il tesoro di Alibaba vale più di Facebook
Il gruppo cinese sorpasserà il social network che raccolse 16,6 miliardi. Capitalizzazione prevista di 163 miliardi Domani il collocamento, previsto un incasso di 24 miliardi di dollari
PECHINO — Domani alle 9.30 ora di New York, quando com’è tradizione suona la campanella di Wall Street, si aprirà la caverna di Alibaba. È arrivato il giorno dell’Ipo (l’Offerta pubblica iniziale) delle azioni del gigante cinese dell’e-commerce. Il prezzo di un’azione è stato stimato tra i 60 e i 66 dollari; la valutazione effettiva si avrà nella settimana del 15 settembre, al termine del road show che porterà l’offerta di Alibaba anche a Hong Kong, Singapore, Londra, Los Angeles e il Medio Oriente. Al prezzo di 66 dollari l’Ipo potrebbe fruttare 24 miliardi di dollari circa: sarebbe il record nella storia della Borsa, finora detenuto con 22,1 miliardi dalla Agricultural Bank of China che debuttò nel giugno 2010 a Hong Kong e Shanghai. Nel campo di internet il primato è di Facebook con 16 miliardi nel maggio 2012 a New York e una capitalizzazione di mercato di 81,2 miliardi (ora ne vale 201). La valutazione di Alibaba potrebbe attestarsi a 163 miliardi di dollari secondo i conti del «Financial Times » ; 155 per il «Wall Street Journal». Amazon vale 160 miliardi, eBay 67.
Il fondatore di Alibaba, l’ex professore di inglese Jack Ma, che nel 1999 ha aperto la Cina al commercio online, ha scritto una lunga lettera agli investitori: «Fin dall’inizio volevamo una società cinese ma che
Il fondatore Jack Ma, il fondatore e presidente di Alibaba, è diventato ormai l’uomo più ricco della Cina con una fortuna stimata in 21,8 miliardi di dollari
appartenesse al mondo, negli ultimi dieci anni ci siamo misurati sulla nostra capacità di cambiare la Cina. Ora saremo giudicati sul grado di progresso che porteremo al mondo». Non sono parole modeste, d’altra parte i numeri sono con il cinquantenne di Hangzhou: con le sue piattaforme Taobao (simile a eBay) e Tmall (in cui i grandi marchi vendono direttamente ai consumatori) ha 279 milioni di compratori attivi e 8,5 milioni di venditori. Controlla l’80 per cento dell’ecommerce cinese, in costante crescita. Alibaba è anche molto più redditizio dei grandi gruppi internet americani, con margini operativi di profitto al 43 per cento nel secondo quadrimestre di quest’anno (Amazon nello stesso periodo ha solo raggiunto il pareggio).
Quindi, quella delle azioni di Alibaba sembra davvero la caverna del tesoro. Ma gli analisti mettono in guardia sulla struttura di governance architettata da Jack Ma. Si tratta di una partnership di 27 uomini con il diritto di nominare anche dopo l’Ipo la maggioranza dei membri del consiglio d’amministrazione. Il cinese Ma difende la strategia nella sua lettera spiegando che «il nostro ecosistema è troppo complesso e troppo importante perché dipenda da uno o due fondatori o consiglieri d’amministrazione, per quanto possano essere capaci». Una frase che si può interpretare in diversi modi. Jack insiste che gli azionisti dovranno «condividere una visione segnata da una missione, una visione di lungo termine, non basata su guadagni di breve termine».
Jack Ma ha dovuto rivelare l’assetto azionario per questa operazione: il fondatore ha l’8,8% del pacchetto. Ne metterà sul mercato l’uno per cento, che dovrebbe fruttargli 841 milioni di dollari. Yahoo, che ha il 22,4%, venderà un 6% incassando tra i 7 e gli 8 miliardi. Il gruppo telecom giapponese SoftBank, primo azionista con il 30% circa di Alibaba, non prevede di cedere azioni in questa Ipo.
Negli ultimi mesi Alibaba ha speso molto, in campi diversi (si dice per agire prima di essere soggetto al controllo degli azionisti di Wall Street). Per 192 milioni Jack Ma si è comprato il 50% dell’Evergrande di Guangzhou, il club di calcio guidato da Lippi e rinforzato con Diamanti e Gilardino: da allora la squadra è stata eliminata dalla Coppa di Cina e dalla Champions d’Asia che aveva vinto l’anno scorso; anche in campionato è in testa ma ha perso diverse volte da formazioni molto meno ricche e tra i tifosi cinesi circola la voce che Alibaba abbia portato un sortilegio.