Mcewan e Amis, vite parallele: amiamo le cose che vanno male
Gli scrittori amici a colloquio: il libro su diritto e fede di Ian, quello sulla Shoah di Martin. E altre confidenze (anche alcoliche)
LONDRA — «Le nostre vite parallele — dice Martin Amis — Abbiamo cominciato a pubblicare nello stesso periodo, entrambi abbiamo scritto 14 romanzi e due raccolte. E poi matrimoni, divorzi, figli, nuovi matrimoni: tutto nello stesso periodo...». «Vuoi dire che moriremo nello stesso periodo?» scherza Ian McEwan.
Due amici, Martin e Ian, due tra i più grandi scrittori inglesi viventi, che si trovano a riflettere (dialogo pubblicato ieri dal «Telegraph») sui loro ultimi lavori letterari, che naturalmente escono in contemporanea. The Zone of Interest è il secondo romanzo che Amis scrive sulla Shoah. In The Children Act McEwan esplora i dilemmi tra stato di diritto e religione quando si tratta di scelte mediche che riguardano i minori. Come nasce un romanzo: ospite di una cena con molti magistrati, McEwan si imbatte in un volume di sentenze scritte dal giudice padrone di casa. «Notai che molte erano legate alla religione: genitori cattolici che non vogliono veder separati i loro gemelli siamesi, un teenager testimone di Geova che rifiuta la trasfusione salva-vita... Tante storie sulla frattura tra lo spirito laico e un mondo di sincere convinzioni legate al credo religioso». «Questi sistemi di credenze — chiosa Amis — sono mondi chiusi. Religione, ma anche ideologia». A volte neppure: «Nel caso di Hitler — dice Amis — non c’era ideologia. C’erano due o tre idee: Lebensraum, espansione territoriale; allucinante antisemitismo; semplice volontà di restare al potere. La gente non fu attratta dal nazismo per la sua ideologia. Fu una sorta di adunata per sadici, e questo doveva essere».
McEwan: «Sì, cosa sono in fondo quelle bandiere nere dell’Isis se non un grande catalizzatore per ogni aspirante torturatore disponibile. Cercano il loro posto nella storia, non è così?». E sul perché i romanzieri siano attratti da questi mondi, «noi amiamo le cose che vanno male» (McEwan), «e amiamo gli estremi, i sistemi chiusi: cose che costituiscono un mondo a sé» (Amis). Due amici uniti anche dal cosa non fare dopo cena: non leggere più i libri che hanno scritto: «Una volta la mia notte ideale era una bottiglia di vino e cinque ore passate a rileggere le mie cose» dice Amis. E McEwan: «Adesso cinque bottiglie e basta».