Parola, teatro e musica L’incanto della narrazione
Il Festival si aggancia al valore della Pasqua ebraica
Cercare se stessi, esplorare i perché di un cammino, sono i passi esistenziali dell’uomo. Da sempre. Per l’Ebraismo, queste domande cominciano con l’Esodo dall’Egitto e proseguono fino ad oggi. Ma sono anche gli interrogativi di ogni individuo, al di là dei contesti politico-religiosi. Ecco perché «Jewish and the City», seconda edizione del festival di cultura ebraica a Milano, dal 13 al 16 settembre prossimi, non si esaurisce in un racconto di un popolo, ma è il «Pèsach: il viaggio più lungo», scelto come tema da «colui che sa di non sapere», ricorda Roberto Della Rocca, responsabile scientifico del festival e direttore del Dipartimento culturale dell’unione delle comunità ebraiche italiane. Alla ricerca di possibili risposte, incontriamo lo psicologo evoluzionista Jonathan Gottschall, autore de «L’istinto di narrare. Come le storie ci hanno reso liberi» (Bollati Boringhieri), che già domani, alle 11, nella Biblioteca Sormani, terrà una lectio magistralis sull’arte del racconto.
È la preview-raccontata di un festival che entrerà nel vivo, sabato 13, in forma di narrazione teatrale e musicale, alla Rotonda della Besana, tra le undici sedi di una città, Milano, «naturalmente portata alla condivisione e allo scambio » , ricorda Daniele Cohen, assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano. La Besana è il luogo scelto dalla regista Andrée Ruth Shammah, per «Seder. Che cosa è cambiato?», dove un avvenimento scandito nel tempo, il racconto nel racconto, portico dopo portico, trae spunto dal «Seder di Pèsach», la cena della Pasqua ebraica. E sempre sotto i portici della Besana, sede del Museo dei bambini, il giorno dopo, dalle dieci del mattino, toccherà ai più piccoli proseguire quel racconto ispirato all’Haggadah (il compendio delle principali omelie rabbiniche) in una mostra-gioco, «Il mercato delle storie». «Si cercheranno risposte, in questi giorni di festival, all’interno di discipline provenienti da mondi differenti», spiega l’assessore Cohen.
Domenica 14, la Sinagoga centrale si sdoppierà in due momenti apparentemente diversi. La studiosa di ebraismo Catherine Chalier ricorderà quanto ciascuno di noi faccia parte di una lunga storia iniziata prima e destinata a proseguire («in pratica, una riflessione sul rispetto per il prossimo, dal momento che oggi siamo schiavi dei pregiudizi, delle ideologie e di un consumismo aggressivo e globalizzato», aggiunge Della Rocca), mentre l’attore Gioele Dix si chiederà, in «E Mosè battè la roccia», che cosa ci sia sfuggito del racconto della liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana. Potrebbe esserci sfuggito il giusto ruolo della figura femminile, analizzato, domenica 14, in occasione della quindicesima giornata europea della cultura ebraica, all’interno de «Le donne nell’Esodo», dalle tre del pomeriggio in Sinagoga. E ancora, «Donne e Diaspora» in forma di sette note, se a suonare è il quartetto klezmer, tutto al femminile, de «Les Nuages Ensemble», dalle 15 di domenica alla Besana.
Ricorda Della Rocca, relatore lui
L’anteprima Le storie che ci hanno reso liberi è il tema della lectio magistralis che lo psicologo evoluzionista Jonathan Gottschall tiene domani come prologo alla manifestazione
stesso, martedì 16, a chiusura del festival: «Anche se quella ebraica è sempre stata una cultura di minoranza ma ben radicata e tesa all’uguaglianza, non vuol dire che non esistano delle nuove schiavitù pronte a rivoluzionarne l’esistenza». Concetto che fa suo il rabbino Benedetto Carucci Viterbi, tra gli ospiti del Teatro Franco Parenti, invitato, in soli diciotto simbolici minuti (tempo in cui
Il palcoscenico rituale Alla Besana in scena il «Seder di Pèsach», la cena più suggestiva. E i piccoli arricchiscono il racconto ispirato all’Haggadah, il compendio delle omelie rabbiniche
il pane azzimo si trasforma nel pane lievitato e proibito durante il Pesach), a parlare di «Liberi dal faraone», in pieno terzo millennio. Restiamo in tema. Lunedì 15, dalle 17, alla Fondazione Corriere della Sera, «I comandamenti della libertà»: dieci relatori, nei quindici minuti da talk americano, sono chiamati a esprimersi sui precetti della Torah; coordina Stefano Jesurum, giornalista e membro del Comitato promotore di Jewish and the City. Di corsa, in questo viaggio alla ricerca di se stessi, segnaliamo l’appuntamento di martedì 16, in Sinagoga, con Adin Steinsaltz, tra i più autorevoli commentatori di Talmud al mondo e relatore su un tema attualissimo: «Chi è lo straniero, e che cosa significa rispettarlo». Magari è l’uomo dietro l’angolo, uno dei sette violinisti di «Ascolta Chagall», il concerto omaggio al grande pittore russo, la sera di martedì, in piazzetta di Palazzo Reale, a due passi dalla grande mostra dedicata al genio del racconto dipinto.