Corriere della Sera

L’arte quotidiana di una leadership casalinga

- SEGUE DA PAGINA 29 Lizzie Doron

Ma mia madre era coraggiosa, critica, non aveva paura di esprimere un’idea diversa e nemmeno nella vita di tutti i giorni rinunciava ai suoi principi, a partire dalla sensibilit­à verso il prossimo e i suoi bisogni. E così, a soli sette anni e un grande desiderio di avere lo smalto sulle unghie, mia madre, in modo del tutto inaspettat­o mi diede il permesso di comprare dello smalto rosso da Leah, la manicurist­a del quartiere. La gioia che provai nell’applicarlo alle unghie svanì a scuola quando le mie compagne e la maestra mi presero in giro. Tornai a casa in lacrime. Mia madre rimase tranquilla e mi disse di non preoccupar­mi perché avevo fatto una mitzvà. Leah era da poco rimasta vedova e ora aveva bisogno di sostegno: meglio comprarle lo smalto che farle la carità.

Credo di aver capito, grazie a lei, che

L’autrice

Lizzie Doron è nata a Tel Aviv, dove vive, nel 1953. Per la Giuntina ha pubblicato cinque romanzi: «Perché non sei venuta prima della guerra?», «C’era una volta una famiglia», «Giornate tranquille», «Salta, corri, canta!», «L’inizio di qualcosa di bello» la vera leadership non la si trova nei parlamenti, sui campi di battaglia o all’interno di importanti saggi. E ho capito di aver avuto una leader casalinga, una donna che mi ha insegnato che devo essere Mentsch ogni singolo giorno della mia vita. È una parola in yiddish, unica, significa essere una persona che conduce una vita etica fino in fondo, un essere umano.

E mia madre aggiungeva che non basta essere Mentsch nella vita di tutti i giorni, perché ci sono anche momenti che trascendon­o la vita di tutti i giorni, e in questi frangenti drammatici dobbiamo diventare giusti tra le nazioni. Ed era questo, per lei, il più alto livello di umanità al mondo: essere un giusto tra le nazioni. Per lei essere un leader non dipendeva certo dal genere, per lei era un modo di comportars­i, un sentimento di solidariet­à, era sensibilit­à verso il prossimo. I capi di governo, i generali, i filosofi, per lei erano solo persone che esercitava­no una profession­e — quasi sempre per elevare solo se stessi, commentava.

Vorrei concludere con un’informazio­ne che ho ricevuto dopo la morte di mia madre. A quanto pare, a salvarle la vita quando era malata in campo di concentram­ento, era stato un medico nazista poi condannato a morte. Nonostante tutte le difficoltà pratiche e psicologic­he

Persona etica fino in fondo Lei diceva: non basta essere Mentsch nella vita quotidiana, serve anche nei frangenti drammatici

partì per andare a testimonia­re in suo favore e là affermò, tra le altre cose, che, come insegna la tradizione dei suoi padri, chi salva una vita salva il mondo intero. E quell’uomo non fu ucciso.

Allora chi è un leader? Quali le caratteris­tiche? Uomo o donna? Sono tornata al punto di partenza. Forse sempliceme­nte una persona buona, capace di migliorare le cose, per te e per gli altri. La mia leader è mia madre. E quindi, riguardo ai capi di governo, ai generali e ai filosofi che chiedono di essere seguiti dalle persone, ho il profondo obbligo di controllar­e, preoccupar­mi, studiare se essi meritino di essere i miei leader di oggi. Uomini o donne che siano.

Lizzie Doron sarà domenica 14 al Teatro Parenti per l’incontro «Condotte e condottier­e - Libere di essere donne»

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