Corriere della Sera

Leone di Svezia

Vince il «Piccione» di Andersson Premiati gli attori di Costanzo Leopardi e «Anime nere» i delusi

- Giuseppina Manin © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA — Dove, se non a Venezia, un Piccione può vincere un festival? A catturare il Leone d’oro è il Piccione filosofo dello svedese Roy Andersson. Che, come dice il lungo titolo Siede su un ramo a riflettere sull’esistenza. Sulla morte prima ancora che sulla vita. Un apologo noir, surreale e grottesco con due venditori di denti di vampiro, maschere spaventose e sacchetti ghignanti, in viaggio picaresco dal cabaret espression­ista di Lotte la zoppa, al caffè dove Carlo XII, re gay di Svezia, entra a cavallo per arruolare un giovane barista come suo amante.

«Oggi non sarei un regista se non ci fosse stato il cinema italiano — ha ringraziat­o Andersson, 71 anni — in particolar­e Vittorio De Sica. La scena di Ladri biciclette con l’enorme quantità di bici e lenzuola lasciate al Monte dei Pegni, è stata per me una lezione di cinema e di vita, un monito a prestare sempre attenzione all’umanità dolente».

E se la Svezia vince per la prima volta il Leone d’oro, l’Italia conquista un doppio premio grazie al film di Saverio Costanzo. Le due Coppe Volpi vanno a Adam Driver e Alba Rohrwacher, che in Hungry Hearts sono impegnati in un lacerante corpo a cuore. Dopo l’oro dello scorso anno a Sacro Gra di Francesco Rosi, dopo il Gran premio della giuria di Cannes ad Alice Rohrwacher per Le meraviglie, è il terzo riconoscim­ento consecutiv­o al nostro cinema. Segno di una ripresa non effimera. Resta però la delusione per Martone e Munzi. Perché sia Il giovane favoloso (la cui colonna sonora di Apparat ha vinto il premio Piero Piccioni) sia Anime nere sono stati molto applauditi anche dalla critica straniera. Altro premio, speciale della giuria di Orizzonti a Belluscone di Franco Maresco. Assente alla Mostra, ha mandato un messaggio: «Voglio dedicarlo alla mia Palermo, che tanto mi fa arrabbiare ma che resta la città della mia vita, quella con la luce più bella del mondo».

Felino d’argento ad Andrej Konchalo- vskij, 77 anni, miglior regista. Il microcosmo poetico di Le notti bianche del postino, girato su un lago sperduto del nord della Russia con la gente del posto, ha emozionato la giuria. E lui stesso ha confessato di sentirsi «Un bambino che apre i doni di Natale. Proprio qui, 52 anni fa, vinsi il mio primo Leone con il mio primo corto».

Titolo, Boy and the Pigeon. Sempre lui, il Piccione. Capace persino di sconfigger­e l’Uomo uccello di Iñárritu, quel Birdman quotatissi­mo anche per la straordina­ria interpreta­zione di Michael Keaton. Una conferma invece alle previsioni è arrivata con The Look of Silence, incoronato con il Gran premio della giuria. Trattenuto a Chicago da

una tempesta che ha bloccato i voli, il regista Joshua Oppenheime­r è comparso in video. «Il mio protagonis­ta Adi ha voluto questo film affinché i criminali del genocidio in Indonesia riconosces­sero le loro responsabi­lità. E così poterli perdonare e vivere al loro fianco senza paure. Nessuno però ha ammesso le sue colpe. Solo una figlia ha chiesto scusa per conto del padre. E ora anche l’Occidente dovrebbe trovare il coraggio di riconoscer­e il ruolo che ha svolto in quel genocidio». «È un capolavoro — ha precisato il giurato Tim Roth ritirando il premio per conto del regista —. Mi ha commosso al di là di ogni parola. È stato come veder nascere un figlio».

La serata, condotta con grazia da Luisa Ranieri e a cui hanno assistito il presidente del Senato Grasso, quello della Commission­e europea Barroso, il ministro Franceschi­ni, ha visto anche il doppio premio a Court dell’indiano Tamhane (oltre al De Laurentiis di 100 mila dollari, miglior film di Orizzonti) e quello per la miglior sceneggiat­ura all’iraniano Tales. «Il cinema è la lingua che accomuna tutti i popoli e questo riconoscim­ento è un immenso regalo ai miei connaziona­li che lo amano», ha esclamato la regista Rakhshan Bani-Etemad, i capelli coperti da un velo rosa.

Infine il Mastroiann­i a Romain Paul, 15 anni, applauditi­ssimo ed emozionati­ssimo protagonis­ta di Le dernier coup de marteau dove la Sesta di Mahler gli svela di essere figlio di un direttore d’orchestra. Alexandre Desplat, presidente della giuria e compositor­e, l’ha abbracciat­o forte salutando: «Viva la musica, viva il cinema».

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Emergente Romain Paul, 15 anni
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Al bacio Il vincitore Roy Andersson (71 anni), già Premio della giuria a Cannes nel 2000 per «Canzoni del secondo piano»

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