Il generoso Al e i capricci a tavola di Ashley, stravaganze al Lido
VENEZIA — Triste, solitario y final. Più Soriano che Pasolini l’Abel Ferrara che venerdì sera alla Pagoda suonava la chitarra al non affollatissimo party per il suo film, mentre mezzo lido aveva traversato la laguna per approdare a Venezia al Guggenheim per festeggiare con pastiere e babà la nuova romantica e criminale coppia Zingaretti-D’Amore.
Chiude Venezia 71, il Lido risprofonda nel suo torpore (secolare, ha fatto notare il presidente Baratta, citando la frase del Volpi quando si trattò di scegliere la sede della Mostra: «La fasemo al Lido perché l’è un po’ straco»), il buco del mancato palazzo, là dove sorgeva la pineta e ancora resta l’amianto, ha davanti un altro inverno per raccogliere pozzanghere e erbacce. Restano i flm — che stanno arrivando nelle sale e girano per i festival — e un gioco di contrasti, conferme e sorprese. Un Al Pacino più stakanovista che mai fa sballare per eccesso di generosità gli orari delle interviste, dilatando la consueta striminzita mezzoretta fino a un’ora e più. Il gesto liberatorio di Frances McDormand che al party in suo onore scende dai tacchi e calza le infradito. Mentre Ashley Green (la Alice Cullen di Twilight) fa impazzire il catering della CQ House: rifiuta il raffinato menu a base di pesce, chiede pasta in bianco, poi quando il piatto è in tavola pretende la pizza.
Come in un’opera di James Franco nulla è come appare o come ci si aspetta. L’invasione di abiti e veli bianchi sul red carpet (per Io sto con la sposa) ruba la scena e batte nella gara dei flash Bélen Rodriguez, arrivata ad occupare lo spazio che negli anni d’oro era affollatissimo. Solo nel 2009, per dire, su quel tappeto rosso si ricorda un ingorgo da leggenda: Hugo Chavez, Noemi Letizia, Sylvester Stallone, Milingo, Tinto Brass, Paris Hilton, la coppia Gregoraci-Briatore, citiamo a memoria. Rodriguez comunque rilancia e si improvvisa critica cinematografica: «Da quel poco che ho visto e sentito qui c’è voglia di commedie gioiose». Sorprendentemente in linea con Milla Jovovich a cui però l’ottimismo gioca un brutto scherzo: «Ci fa piacere che il pubblico abbia riso, Shakespeare voleva divertire», anticipa, salvo scoprire qualche ora dopo che il suo Cymbeline riceve più fischi che risate.
Nessuna sorpresa, invece, per il premio «Nanni Moretti mi si nota di più». Non c’è stata gara. Vince a mani basse Lars Von Trier con la miglior performance in conferenza stampa (per Nymphomaniac I e II. Director’s Cut) grazie al sodale (e solidale) Stellan Skarsgård che si è prestato a fare da ponte umano al regista danese. Appuntamento a Venezia 72. James Franco, com’è noto, non mancherà.