Padoan apre sul taglio del cuneo fiscale
Camusso: no al blocco degli stipendi per gli statali, tetto alle retribuzioni più alte
BOLOGNA — Susanna Camusso, segretario Cgil, bloccata da uno sciopero. Del sindacato autonomo dei controllori di volo, però. Fatto sta che salta, alla Festa nazionale dell’Unità, il dibattito, forse scontro, fra lei (che accusa Renzi di fare «solo parole») e il ministro all’Economia di Renzi, Pier Carlo Padoan. Così, Padoan va sul palco con Filippo Taddei, responsabile Economia del Pd. Padoan annuncia l’intenzione del governo di tagliare il cuneo fiscale per le imprese: «Non è detto che non riusciamo a farlo nella legge di Stabilità». Ma il motivo conduttore di tutti i suoi interventi sono le riforme strutturali. Riforme da mettere in atto: «Non basta l’annuncio, non basta l’avvio dell’iter parlamentare, occorre un’implementazione reale. Solo in quel caso l’Europa ci concederà la flessibilità sui conti». Le riforme, tuttavia, non vanno realizzate perché l’Europa le chiede: «Dobbiamo farle perché servono a noi, perché ci guadagniamo noi». Esempio: gli investimenti privati sono in calo e «noi dobbiamo ridare fiducia alle imprese, convincerle che investire si può, tirare fuori le risorse da sotto il materasso si può, se togliamo l’oppressione di troppe regole». Padoan cita il decreto competitività: « Due mesi dopo il suo varo, le imprese private hanno emesso due miliardi di minibond. Risultato a costo zero per la spesa pubblica». Stesso discorso per la diminuzione dello spread, che avrà valore solo se durerà almeno un anno e durerà, probabilmente, se l’Italia farà le riforme. Stesso discorso per le misure decise dalla Banca centrale europea, che «serviranno se faremo le riforme strutturali».
Padoan risponde anche alla domanda di Alberto Orioli, vicedirettore del Sole 24 ore, sulla possibilità di una tassa patrimoniale: «Per fare una patrimoniale bisogna conoscere quale sia il patrimonio... E poi una patrimoniale l’abbiamo già messa», riferendosi alle tasse sulla casa. Quanto alle privatizzazioni di Eni ed Enel, non ci sono diversità di opinione col presidente del Consiglio Renzi: «Si tratta di scegliere i tempi, per valorizzare al massimo ciascuna azienda». Tutto il dibattito è una puntualizzazione sull’accordo che esiste fra Padoan e Renzi, sulle già citate riforme in particolare. Padoan, tuttavia, finito l’impegno qui, si sposta al workshop di Cernobbio, dove Renzi è stato invano atteso.
Alle 21, con tre ore di ritardo sul programma, arriva Susanna Camusso, nella parte dell’ospite scomodo per il Pd: «Noi siamo stati contentissimi degli 80 euro in busta paga, ma non è che in nome di quello potete fare qualunque cosa, come bloccare i contratti nazionali o moltiplicare le tipologie di contratti a termine. Il contratto a tutele crescenti che state per varare va bene se sostituisce altre forme di contratti. Dobbiamo dire a 4 milioni di giovani che non resteranno a vita precari». Con pathos, sempre Taddei invita a cercare «i punti che uniscono Pd e Cgil, non solo quelli che dividono». Taddei insiste che il governo ora sta facendo ciò che si sarebbe dovuto fare dieci anni fa: ridare dignità al lavoro, con il Jobs Act in discussione al Senato. E comunque promette: «Il Pd è l’unico partito che valga la pena che ci sia. A patto che sia capace di scegliere, ciò che la politica dovrebbe fare. Noi siamo qui perché toccheremo interessi particolari. Li toccheremo in nome di un interesse generale». La Camusso non si doma: «Vi voglio bene, ma mettiamoci nell’ordine di idee che le imprese non hanno sempre ragione, che devono ricominciare a investire » . E sugli stipendi della Pubblica amministrazione: «Prima di bloccarli mettiamo il tetto a quelli più alti, chiudiamo le società che esistono solo per i consigli di amministrazione, tagliamo le 30 mila stazioni appaltanti. Non vorrei che non si vogliano calpestare i piedini a precisi interessi».