Dall’Eurotower segnale di unità per i mercati
L’Eurotower si prepara all’acquisto di titoli pubblici nazionali
La situazione è sotto controllo. Non c’è frattura Nord-Sud. Mario Draghi dà ai mercati il segnale dell’unità. E dell’ottimismo, perché la Bce, dall’alto della sua Eurotower, farà di tutto per evitare la deflazione e una nuova recessione.
Ieri, Mario Draghi ha voluto dare a mercati, governi e opinioni pubbliche un messaggio inequivocabile: la Bce ha la situazione pienamente sotto controllo. Farà tutto quello che deve: innanzitutto per evitare una caduta dell’eurozona nella deflazione (discesa dei prezzi), poi per aiutare le economie a evitare una nuova recessione.
Nei giorni scorsi, erano circolate notizie di divisioni significative all’interno del Consiglio della Banca centrale europea, riguardo sia allo stile di governo del presidente Draghi, ritenuto dai critici poco collegiale, sia ai contenuti di una possibile azione di stimolo monetario se ce ne dovesse essere bisogno. Quasi che ci fosse una massiccia fronda. Draghi è riuscito a dare l’impressione di essere invece del tutto in controllo degli eventi.
Durante la riunione mensile del Consiglio, il presidente ha ottenuto che fossero «sottoscritti» all’unanimità due passaggi essenziali del comunicato conclusivo. Nel primo si dice che l’acquisto di titoli (già in corso) da parte della Bce ha l’obiettivo di espandere il bilancio della banca — in sostanza la liquidità nuova da immettere sui mercati — fino ad arrivare al livello a cui era nel marzo 2012, tremila miliardi di euro. Si tratta di circa mille miliardi in più del livello attuale. Il fatto che tutti i membri del Consiglio abbiano sottoscritto e reso pubblico un target esplicito minimizza una delle critiche a Draghi emerse nei giorni scorsi, quella appunto di avere quantificato l’obiettivo senza avere informato i colleghi. Soprattutto, l’ufficialità dell’obiettivo dei tremila miliardi rafforza il messaggio ai mercati: la Bce nei prossimi mesi immetterà grandi quantità di denaro nell’economia. Una delle caratteristiche più rilevanti del momento — ha notato Draghi — è che la Bce espanderà la portata dello stimolo nel momento in cui altre banche centrali, in particolare l’americana Fed, lo riducono.
Nel marzo 2012, il bilancio della Bce era vicino ai suoi massimi grazie a prestiti triennali erogati alle banche per oltre mille miliardi. Da allora, però, gli istituti di credito dell’eurozona hanno teso a restituire quei capitali e le attività in essere della Bce si sono contratte, hanno cioè di fatto svolto una funzione restrittiva invece che espansiva, fino al livello odierno. Ora dovremmo essere a un cambio di direzione.
Il secondo passaggio del comunicato sottoscritto all’unanimità — dunque anche dal presidente della tedesca Bundesbank Jens Weidmann — è forse ancora più rilevante. Stabilito che la Bce crede di potere raggiungere i suoi obiettivi con le misure già in atto — denaro alle banche, tassi d’interesse a zero e programma di acquisto di obbligazioni private sui mercati — Draghi ha detto che se queste non dovessero bastare, per insufficienza degli strumenti attivati o per un calo ulteriore dei prezzi, saranno «messe in atto altre misure se necessario». Si suppone — ma Draghi non l’ha esplicitato — che queste «altre misure» siano un pieno QE, cioè l’acquisto di titoli pubblici nazionali (in proporzione al Pil di ogni Paese). Il presidente della Bce ha anche comunicato che lo staff della banca è già stato istruito per prepararsi tecnicamente all’eventualità. Sarà in quel momento, se verrà, che naturalmente occorrerà verificare se l’unanimità ci sarà ancora, cioè se la Bundesbank e altre banche centrali si convinceranno che la situazione pretende misure estreme (al momento non ne sono convinte, anzi).
La Bce, dunque, ieri ha presentato un muro di unità: si vedrà quanto solido. Nel suo ottimismo — non c’è una «frattura Nord-Sud», ha assicurato — Draghi non nasconde però le incertezze che la politica monetaria ha di fronte. Ieri ha per esempio sottolineato che non tutti i QE sono uguali: soprattutto hanno effetti diversi a seconda delle loro dimensioni, dei bilanci pubblici di ogni Paese e delle caratteristiche dei mercati dei capitali delle diverse economie. Caratteristiche che influiscono — ha chiarito — sui canali di trasmissione degli stimoli monetari all’economia reale. Niente è facile, niente è scontato nel difficile mondo dell’eurozona.