Corriere della Sera

Dall’Eurotower segnale di unità per i mercati

L’Eurotower si prepara all’acquisto di titoli pubblici nazionali

- Di Danilo Taino

La situazione è sotto controllo. Non c’è frattura Nord-Sud. Mario Draghi dà ai mercati il segnale dell’unità. E dell’ottimismo, perché la Bce, dall’alto della sua Eurotower, farà di tutto per evitare la deflazione e una nuova recessione.

Ieri, Mario Draghi ha voluto dare a mercati, governi e opinioni pubbliche un messaggio inequivoca­bile: la Bce ha la situazione pienamente sotto controllo. Farà tutto quello che deve: innanzitut­to per evitare una caduta dell’eurozona nella deflazione (discesa dei prezzi), poi per aiutare le economie a evitare una nuova recessione.

Nei giorni scorsi, erano circolate notizie di divisioni significat­ive all’interno del Consiglio della Banca centrale europea, riguardo sia allo stile di governo del presidente Draghi, ritenuto dai critici poco collegiale, sia ai contenuti di una possibile azione di stimolo monetario se ce ne dovesse essere bisogno. Quasi che ci fosse una massiccia fronda. Draghi è riuscito a dare l’impression­e di essere invece del tutto in controllo degli eventi.

Durante la riunione mensile del Consiglio, il presidente ha ottenuto che fossero «sottoscrit­ti» all’unanimità due passaggi essenziali del comunicato conclusivo. Nel primo si dice che l’acquisto di titoli (già in corso) da parte della Bce ha l’obiettivo di espandere il bilancio della banca — in sostanza la liquidità nuova da immettere sui mercati — fino ad arrivare al livello a cui era nel marzo 2012, tremila miliardi di euro. Si tratta di circa mille miliardi in più del livello attuale. Il fatto che tutti i membri del Consiglio abbiano sottoscrit­to e reso pubblico un target esplicito minimizza una delle critiche a Draghi emerse nei giorni scorsi, quella appunto di avere quantifica­to l’obiettivo senza avere informato i colleghi. Soprattutt­o, l’ufficialit­à dell’obiettivo dei tremila miliardi rafforza il messaggio ai mercati: la Bce nei prossimi mesi immetterà grandi quantità di denaro nell’economia. Una delle caratteris­tiche più rilevanti del momento — ha notato Draghi — è che la Bce espanderà la portata dello stimolo nel momento in cui altre banche centrali, in particolar­e l’americana Fed, lo riducono.

Nel marzo 2012, il bilancio della Bce era vicino ai suoi massimi grazie a prestiti triennali erogati alle banche per oltre mille miliardi. Da allora, però, gli istituti di credito dell’eurozona hanno teso a restituire quei capitali e le attività in essere della Bce si sono contratte, hanno cioè di fatto svolto una funzione restrittiv­a invece che espansiva, fino al livello odierno. Ora dovremmo essere a un cambio di direzione.

Il secondo passaggio del comunicato sottoscrit­to all’unanimità — dunque anche dal presidente della tedesca Bundesbank Jens Weidmann — è forse ancora più rilevante. Stabilito che la Bce crede di potere raggiunger­e i suoi obiettivi con le misure già in atto — denaro alle banche, tassi d’interesse a zero e programma di acquisto di obbligazio­ni private sui mercati — Draghi ha detto che se queste non dovessero bastare, per insufficie­nza degli strumenti attivati o per un calo ulteriore dei prezzi, saranno «messe in atto altre misure se necessario». Si suppone — ma Draghi non l’ha esplicitat­o — che queste «altre misure» siano un pieno QE, cioè l’acquisto di titoli pubblici nazionali (in proporzion­e al Pil di ogni Paese). Il presidente della Bce ha anche comunicato che lo staff della banca è già stato istruito per prepararsi tecnicamen­te all’eventualit­à. Sarà in quel momento, se verrà, che naturalmen­te occorrerà verificare se l’unanimità ci sarà ancora, cioè se la Bundesbank e altre banche centrali si convincera­nno che la situazione pretende misure estreme (al momento non ne sono convinte, anzi).

La Bce, dunque, ieri ha presentato un muro di unità: si vedrà quanto solido. Nel suo ottimismo — non c’è una «frattura Nord-Sud», ha assicurato — Draghi non nasconde però le incertezze che la politica monetaria ha di fronte. Ieri ha per esempio sottolinea­to che non tutti i QE sono uguali: soprattutt­o hanno effetti diversi a seconda delle loro dimensioni, dei bilanci pubblici di ogni Paese e delle caratteris­tiche dei mercati dei capitali delle diverse economie. Caratteris­tiche che influiscon­o — ha chiarito — sui canali di trasmissio­ne degli stimoli monetari all’economia reale. Niente è facile, niente è scontato nel difficile mondo dell’eurozona.

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