Corriere della Sera

I 5 Stelle e lo scenario del dialogo: «Ma no al doppio forno»

Sulla responsabi­lità delle toghe un altro asse con i dem. Insorge Sacconi (Ncd), poi il caso rientra

- E. Bu. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

MILANO Il voto sulla Consulta e l’asse Pd-M5S in commission­e Giustizia scuotono il mondo dei Cinque Stelle e i rapporti della maggioranz­a. A dare l’idea di quanto siano esili gli equilibri, sono le paventate dimissioni di Maurizio Sacconi, capogruppo ncd al Senato, rientrate dopo aver ricevuto rassicuraz­ioni da Matteo Renzi: «Mi ha telefonato per garantire il suo impegno a che non si producano mai maggioranz­e diverse da quella che sostiene il governo».

L’idea di un «doppio forno» del Pd tambureggi­a anche nel mondo pentastell­ato. Parlamenta­ri e attivisti esultano per il risultato, i fedelissim­i rivendican­o: «È la nostra linea di sempre». Qualcuno, però, spera che la «svolta occasional­e» possa diventare una «consuetudi­ne più assidua», ma soprattutt­o «efficace». Il mantra è il «bene dei cittadini» e a spazzare via gli equivoci interviene anche qualche ortodosso. Nicola Morra, sul filo dell’ironia, commenta: «Sacconi stai sereno, è solo la democrazia» e «tranquilli, il M5S non entrerà mai nel governo Renzi». Più inclini al dialogo i dissidenti. Tancredi Turco sbotta con un «era ora», anche qualche fuoriuscit­o, come Ivan Catalano punge: «Chissà se il Movimento è in tempo per correggere il tiro oppure è solo una manovra elettorale».

E proprio agli ex Cinque Stelle guarda la maggioranz­a.

Le trattative Quattro o cinque fuoriuscit­i, in Senato, sarebbero già pronti a sostenere il governo

Matteo Renzi starebbe pensando di rimpolpare le fila al Senato Si tratterebb­e di una manciata di persone, quattro, massimo cinque. Francesco Campanella assicura che «non ci saranno defezioni» nel gruppo Italia lavori in corso: «Siamo rimasti in tre». «Posso immaginare un appoggio su singoli temi, le poltrone non ci interessan­o», dice. E aggiunge: «Ma la mia è una ipotesi del terzo tipo». Anche Paola De Pin si tira fuori: «Mi stanno alla larga», scherza. «Altri colleghi in maggioranz­a? Se lo sapessi non glielo direi», conclude.

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