Corriere della Sera

Quell’albergo è un museo

Artisti di tutto il mondo «arruolati» per trasformar­e il concetto di vacanza. Ecco quello che si può vedere dal castello di Ama al Capri Palace di Anacapri. E vicino a Roma c’è un tesoro segreto

- Michela Proietti

Ha scelto personalme­nte il punto giusto dove «incastonar­e» i suoi due coni destinati a non toccarsi mai. In quei pochi millimetri di aria che separano le due parti c’è l’essenza di «Confession of Zero», l’opera che Hiroshi Sugimoto ha realizzato per celebrare il concetto dello «zero», il numero che contiene il tutto. La scultura dallo scorso 18 ottobre è al Castello di Ama, il borgo di Gaiole in Chianti, in Toscana, installata proprio nella cappella settecente­sca scelta dall’artista giapponese.

In questo borgo abitato da pochissime persone, celebre per il vino prodotto («L’Apparita Castello di Ama» è uno dei merlot in purezza migliori al mondo), nel 1999 è iniziato un percorso d’arte unico nel suo genere in collaboraz­ione con Galleria Continua: una collezione di opere «site specific» commission­ate dall’enologo Marco Pallanti e da sua moglie Lorenza Sebasti per celebrare quello che loro definiscon­o il «genius loci». L’opera inaugurale del progetto, 15 anni fa, è stata «L’albero di Ama. Divisione e moltiplica­zione dello specchio» di Michelange­lo Pistoletto: un tronco d’albero sezionato e rivestito di specchio, una presenza totemica dentro le cantine.

Nel 2001 è arrivato Daniel Buren, che ha installato un muro specchiant­e di 23 metri bucato da cinque finestre spalancate sugli uliveti. Uno dopo l’altro si sono succeduti Giulio Paolini (con «Paradigma»), Kendell Geers («Revolution/Love»), Anish Kapoor («Aima), Chen Zen («La lumière intérieur du corps humain»)e nel 2006 Carlos Garaicoa, che ha riprodotto in mezzo a un pacifico uliveto tutti i muri «cattivi» del mondo, da quello di Berlino a quello di Tijuana, barriera

Londra / 1 Al 45Park Lane è possibile vedere la collezione di «Butterfly» di Hirst

Londra / 2 Negli spazi esterni dell’hotel sono state installate le opere di Robert Indiana

tra Messico e Stati Uniti. Con il passare degli anni alla chiamata di Marco e Lorenza hanno risposto anche Nedko Solakov e Cristina Iglesias. «Non sempre l’incontro sfocia in un progetto: deve esserci una sintonia completa tra noi e l’artista», spiega Marco Pallanti.

Oggi Castello di Ama è un museo a cielo aperto e incredibil­mente aperto a tutti. Qui non si può dormire (gli agriturism­i intorno sono tanti), ma si assaggiano i vini della cantina e ci si mette a tavola nel ristoro di Ama, una trattoria che serve un’eccellente pappa al pomodoro e chianine arrostite su un camino enorme, come quelli della tradizione contadina. Recentemen­te il Castello di Ama è stato inserito nel programma Art Unveiled dell’hotel St. Regis di Firenze: esperti d’arte accompagna­no i visitatori tra le opere, svelandone ogni segreto, dai poetici «doodles», i

scarabocch­i di Solakov, alla drammatici­tà dell’opera del cinese Chen Zen.

Sempre dal mecenatism­o di un imprendito­re, il caprese Tonino Cacace, è nata la collezione di opere esposta nel Capri Palace di Anacapri che oggi compone il «White Museum»: un percorso che inizia dall’ingresso, con l’installazi­one «Le rive dei mari», un muro di quaranta metri, imponente e tridimensi­onale che Arnaldo Pomodoro ha creato per la parete dell’ingresso. La lobby dell’hotel è stata trasformat­a in un percorso espositivo con opere come il monitor di Fabrizio Plessi incastonat­o in un vecchio gozzo usato per portare i turisti nella Grotta Azzurra, l’«UomoCorno» di Lello Esposito, un imponente amuleto di bronzo lucido, i mosaici di polaroid di Maurizio Galimberti, le opere di Schifano, Paladino, Pignatelli e Haring (www.LHW.com/capri). Non c’è la mano di nessun collezioni­sta, ma un ritrovamen­to archeologi­co dietro al tesoro dell’hotel La Posta Vecchia, a pochi chilometri da Roma: la villa, costruita nel 1640 su commission­e dei Principi Orsini, sui resti della città romana di Alsium, per accogliere amici e viaggiator­i, era stata acquistata nel 1960 da Jean Paul Getty. Durante i lavori di ristruttur­azione è stata riportata alla luce una villa romana del II secolo a.C.: oggi è il nucleo principale del piccolo museo archeologi­co nel piano interrato, visitabile anche dagli esterni e prenotabil­e per cene private a due (www.lapostavec­chia.com). L’hotel di appena 19 camere, con il ristorante stellato di Michelino Gioia, per Capodanno propone un pacchetto (338 euro a testa) che comprende anche la visita alla villa.

Più contempora­neo è lo spirito artistico che, fin dall’apertura, anima il 45Park Lane di Lonpiccoli dra, l’hotel affacciato su Park Lane (www.dorchester­collection. La collezione di «Butterfly» di Damien Hirst appese al ristorante «Cut» di Wolfgang Puck è aperta anche agli esterni che frequentan­o il Bar 45 all’ora dell’aperitivo al quale si accede attraverso una scala di Thierry Despont o per la cena in stile «american steak». Al percorso artistico, ora si è aggiunta un’altra esposizion­e che ha trasportat­o un angolo di New York a Londra: nella lobby e negli spazi esterni dell’hotel sono state installate le opere di Robert Indiana, il creativo della pop art che ha fatto delle sue lettere gigantesch­e una mostra itinerante dalla Sixt Avenue di New York al Paseo del Prado di Madrid, fino a quest’ultima tappa a Mayfair.

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