Riforme, duello Renzi-Berlusconi Il segretario pd apre ai 5 Stelle
«Il Cavaliere non dà le carte». Il capo di FI: siamo in campagna elettorale
Di prima mattina il patto del Nazareno scricchiola sotto i colpi di Silvio Berlusconi, in collegamento telefonico con una iniziativa di Forza Italia per il «No tax day». L’ex premier non risparmia attacchi ai «comunisti al governo» e annuncia: «Siamo già in campagna elettorale perché non sappiamo se andiamo a elezioni a marzo, in primavera, con il Consultellum o dopo, con l’Italicum». Poco dopo ecco la risposta di Matteo Renzi, a In mezz’ora: «Berlusconi sta al tavolo e sto facendo di tutto per farlo rimanere, ma non dà le carte». E ancora: «Finire le riforme è l’unico modo per dare senso alla legislatura». Si duella apertamente, insomma, e fa l’apparizione, condizionato da ipotesi e suggestioni ma ben visibile, il tema delle urne anticipate.
Il premier, da Lucia Annunziata, fa il punto sui rapporti sempre più tormentati con il cofirmatario del patto del Nazareno. Al Corriere della Sera Berlusconi aveva spiegato che sarebbe opportuno mettersi d’accordo subito sul Quirinale, come condizione preliminare per le riforme. Il niet di Renzi è netto: «Il tema della successione del capo dello Stato non bloccherà le riforme » . E su quelle, la tempistica prevista è questa: «La riforma della legge elettorale va in commissione e va in aula al Senato, ma non chiude. La riforma costituzionale va in aula alla Camera il 16 dicembre. Spero che prima di Natale le riforme siano tutte e due in Aula». Renzi esibisce i risultati: «Abbiamo approvato il Jobs act, la riforma fiscale è partita, la riforma della scuola anche. Questo è quello che serve al Paese, il resto sono chiacchiere».
Le Regionali hanno segnato una battuta d’arresto con una perdita di voti non indifferente: «Il calo di fiducia degli elettori è naturale quando cerchi di cambiare le cose che stanno lì da anni. Ci sta di perdere il consenso. Un politico vero deve avere il coraggio di cambiare il Paese senza guardare tutti i giorni i sondaggi». Quanto all’astensionismo, «mi preoccupa, ma continuo a pensare che sia un fatto secondario». Renzi respinge l’accusa di non essere andato a Genova durante l’alluvione — «è il finito il tempo delle passerelle» — e non si mostra preoccupato per l’ascesa della Lega: «Salvini scommette sulla rabbia, io sul coraggio». Il segretario del Pd apre invece al Movimento 5 Stelle: «Se sono disponibili a scrivere con noi le regole, tutta la vita». Il presidente del Consiglio nega trattative parallele con Raffaele Fitto, lo sfidante di Berlusconi: «Sono altri che ci parlano nel Pd. D’Alema? Non faccio nomi, ma sono eletti in Puglia in passato».
Berlusconi, nella partita del Quirinale, aveva accennato a un possibile candidato, Giuliano Amato, dicendo no a «uomini di parte». L’interpretazione autentica di Giovanni Toti, data all’Intervista di Maria Latella su Sky, è che il no è per «uomini che ricoprano cariche di partito adesso».
Berlusconi, nel duello con Renzi, non risparmia colpi. Spiega che «il Pd al governo ha portato maghi che hanno fatto solo promesse. Sarà un triste Natale, con le tasse aumentate e i consumi diminuiti». Quanto alla leadership in Forza Italia: «L’esperienza dei vecchi, come diceva Plutarco, serve. Si rottamano le cose, non le persone».