Le principali imposte sugli immobili potrebbero confluire nella «local tax»
Nel passaggio che inizia questa settimana al Senato, il governo si è impegnato a risolvere gli ultimi problemi rimasti aperti. Si dovrà prendere una decisione finale sulla local tax, o meglio sull’imposta unica sulla casa che dovrebbe unificare la Tasi, la tassa sui servizi locali che si paga su tutti gli immobili, e la vecchia Imu, che riguarda solo le seconde case. Il progetto c’è ma non è ancora chiaro se sarà inserito nella legge di Stabilità oppure rinviato ad altro provvedimento. Bisognerà poi correggere il tiro sull’Irap per le piccole imprese, cambiando le franchigie previste adesso e rivedere il sistema dei minimi per i professionisti, il regime fiscale agevolato che si applica al di sotto di una certa soglia di fatturato.
Sempre al Senato c’è poi da riscrivere il capitolo sui fondi pensione: possibile la marcia
Imu e Tasi
indietro sull’aumento dal 20 al 26% per il prelievo sui rendimenti degli investimenti fatti dalle casse di previdenza dei professionisti. Da alleggerire, invece, l’aumento della tassazione sui rendimenti dei fondi pensione e sulla rivalutazione del Tfr, il trattamento di fine rapporto. C’è poi il braccio di ferro con le Regioni. I governatori chiedono di rendere meno pesante il taglio da 4 miliardi di euro previsto dal testo uscito da Palazzo Chigi e rimasto intatto alla Camera. Il governo frena perché le altre modifiche costeranno e l’impegno è quello di non toccare i saldi generali. Per il momento sul piatto c’è la proposta di una rinegoziazione dei mutui che pesano sui bilanci delle Regioni. Non è detto che basterà.
Questa dovrebbe essere la settimana decisiva per il Jobs act, il disegno di legge delega per la riforma del lavoro che arriva nell’Aula del Senato. Il testo è blindatissimo. Già stasera il Consiglio dei ministri dovrebbe autorizzare il voto di fiducia sul testo approvato dalla commissione Lavoro senza modifiche rispetto alla Camera. Poi sarà la volta dei decreti attuativi che dovranno entrare nei dettagli. A partire dall’articolo 18.
@lorenzosalvia Al Senato dovrebbero essere corretti diversi punti. Possibile una marcia indietro sull’aumento dal 20 al 26% del prelievo sui rendimenti degli investimenti fatti dalle casse di previdenza dei professionisti. Dovrebbe essere invece alleggerito l’aumento sia sui rendimenti dei fondi pensione sia sulle rivalutazioni del Tfr, il trattamento di fine rapporto, che il testo uscito dalla Camera porterebbe dall’11 al 20%. Quello sui fondi si dovrebbe fermare al 14%, quello sul Tfr al 17%. Ma le cifre ballano ancora e la decisione finale non è stata ancora presa È un altro nodo da sciogliere al Senato. Il testo uscito dalla Camera prevede un taglio ai fondi per le Regioni pari a 4 miliardi di euro. I governatori lo giudicano insostenibile ma il governo frena perché le altre modifiche costano e c’è l’impegno a mantenere i saldi complessivi. Sul piatto, per il momento, c’è la proposta di una ricontrattazione agevolata dei mutui. E anche l’impegno ad attutire il colpo che potrebbe arrivare dal trasferimento dei dipendenti delle Province. Sono almeno 20 mila i lavoratori che dovrebbero spostarsi ma per almeno 5 mila si farà ricorso al prepensionamento