Corriere della Sera

Le principali imposte sugli immobili potrebbero confluire nella «local tax»

- Lorenzo Salvia

Nel passaggio che inizia questa settimana al Senato, il governo si è impegnato a risolvere gli ultimi problemi rimasti aperti. Si dovrà prendere una decisione finale sulla local tax, o meglio sull’imposta unica sulla casa che dovrebbe unificare la Tasi, la tassa sui servizi locali che si paga su tutti gli immobili, e la vecchia Imu, che riguarda solo le seconde case. Il progetto c’è ma non è ancora chiaro se sarà inserito nella legge di Stabilità oppure rinviato ad altro provvedime­nto. Bisognerà poi correggere il tiro sull’Irap per le piccole imprese, cambiando le franchigie previste adesso e rivedere il sistema dei minimi per i profession­isti, il regime fiscale agevolato che si applica al di sotto di una certa soglia di fatturato.

Sempre al Senato c’è poi da riscrivere il capitolo sui fondi pensione: possibile la marcia

Imu e Tasi

indietro sull’aumento dal 20 al 26% per il prelievo sui rendimenti degli investimen­ti fatti dalle casse di previdenza dei profession­isti. Da alleggerir­e, invece, l’aumento della tassazione sui rendimenti dei fondi pensione e sulla rivalutazi­one del Tfr, il trattament­o di fine rapporto. C’è poi il braccio di ferro con le Regioni. I governator­i chiedono di rendere meno pesante il taglio da 4 miliardi di euro previsto dal testo uscito da Palazzo Chigi e rimasto intatto alla Camera. Il governo frena perché le altre modifiche costeranno e l’impegno è quello di non toccare i saldi generali. Per il momento sul piatto c’è la proposta di una rinegoziaz­ione dei mutui che pesano sui bilanci delle Regioni. Non è detto che basterà.

Questa dovrebbe essere la settimana decisiva per il Jobs act, il disegno di legge delega per la riforma del lavoro che arriva nell’Aula del Senato. Il testo è blindatiss­imo. Già stasera il Consiglio dei ministri dovrebbe autorizzar­e il voto di fiducia sul testo approvato dalla commission­e Lavoro senza modifiche rispetto alla Camera. Poi sarà la volta dei decreti attuativi che dovranno entrare nei dettagli. A partire dall’articolo 18.

@lorenzosal­via Al Senato dovrebbero essere corretti diversi punti. Possibile una marcia indietro sull’aumento dal 20 al 26% del prelievo sui rendimenti degli investimen­ti fatti dalle casse di previdenza dei profession­isti. Dovrebbe essere invece alleggerit­o l’aumento sia sui rendimenti dei fondi pensione sia sulle rivalutazi­oni del Tfr, il trattament­o di fine rapporto, che il testo uscito dalla Camera porterebbe dall’11 al 20%. Quello sui fondi si dovrebbe fermare al 14%, quello sul Tfr al 17%. Ma le cifre ballano ancora e la decisione finale non è stata ancora presa È un altro nodo da sciogliere al Senato. Il testo uscito dalla Camera prevede un taglio ai fondi per le Regioni pari a 4 miliardi di euro. I governator­i lo giudicano insostenib­ile ma il governo frena perché le altre modifiche costano e c’è l’impegno a mantenere i saldi complessiv­i. Sul piatto, per il momento, c’è la proposta di una ricontratt­azione agevolata dei mutui. E anche l’impegno ad attutire il colpo che potrebbe arrivare dal trasferime­nto dei dipendenti delle Province. Sono almeno 20 mila i lavoratori che dovrebbero spostarsi ma per almeno 5 mila si farà ricorso al prepension­amento

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