Corriere della Sera

«Se il Corano è libro di pace gli islamici lo dicano forte»

Il Papa di ritorno dalla Turchia invoca la condanna dei terroristi «In Medio Oriente ci cacciano, non vogliono nulla di cristiano»

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accademici, intellettu­ali... Noi tutti abbiamo bisogno di una condanna mondiale. Gli islamici che hanno una identità dicano: noi non siamo questo, il Corano non è questo». E la cristianof­obia? «Io non voglio usare parole addolcite. A noi cristiani ci cacciano via dal Medio Oriente. Lo abbiamo visto in Iraq, nella zona di Mosul, devono andarsene o pagare una tassa, e anche quello non serve. Altre volte ci cacciano in guanti bianchi. Ma sempre come volessero che non rimanga più niente di cristiano... Vede, in tema di fobie, dobbiamo sempre distinguer­e la proposta di una religione dall’uso concreto che di quella proposta fa un governo concreto. Io sono islamico, ebreo, cristiano, ma tu conduci il tuo Paese non come islamico, come ebreo, come cristiano. Tante volte si usa un nome ma la realtà è diversa».

Che significat­o aveva la sua preghiera nella Moschea blu?

«Io sono andato in Turchia come pellegrino, non da turista. Avevo un motivo religioso: condivider­e la festa di Sant’Andrea con Bartolomeo. Quando sono andato in moschea non potevo dire “adesso sono un turista”, sono un religioso e ho visto quella meraviglia, il Mufti che mi spiegava le cose con tanta mitezza, dove nel Corano di parlava di Maria e del Battista, e in quel momento ho sentito il bisogno di pregare: per la Turchia, per il Mufti, per me che ne ho bisogno, soprattutt­o per la pace: Signore, finiamola con le guerre. È stato un momento di preghiera sincera».

Si è inchinato davanti al Patriarca: come affronterà le critiche dei conservato­ri a questi gesti di apertura?

«Ci sono resistenze da parte ortodossa e nostra, in questi gruppi conservato­ri... Ma dobbiamo essere rispettosi con loro e non stancarci di spiegare e dialogare, senza insultare o sparlare. Tu non vuoi annullare una persona, è un figlio di Dio, se lui non vuole parlare io lo rispetto In volo Francesco ieri sul volo di ritorno in Italia, si intrattien­e con i giornalist­i che lo hanno seguito nel suo viaggio in Turchia. Al suo fianco, a destra, il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi (Reuters) ma non sparlo: ci vuole mitezza e dialogo».

Basta il dialogo interrelig­ioso?

«Il presidente degli Affari religiosi e la sua équipe mi hanno detto una cosa molto bella: “Adesso sembra che il dialogo interrelig­ioso sia alla fine”. Occorre un salto di qualità, un dialogo tra persone religiose di diverse appartenen­ze: non si parla di teologia ma di esperienza religiosa».

L’anno prossimo sarà l’anniversar­io di Hiroshima, restano tante armi nucleari...

«L’umanità non ha imparato. È una mia opinione personale, ma sono convinto che noi stiamo vivendo una terza guerra mondiale a pezzi. Dietro ci sono inimicizie, problemi politici ed economici, per salvare questo sistema dove al centro è il dio denaro. E poi problemi commercial­i, il traffico di armi è terribile. Penso a quando l’anno scorso si diceva che la Siria avesse armi chimiche. Io credo che la Siria non fosse in grado di farle, chi gliele ha vendute? Forse alcuni di quelli che la accusavano di averne? C’è tanto mistero... Dio ci ha dato la creazione perché della incultura primordial­e facessimo una cultura. L’energia nucleare può servire a tante cose, ma l’uomo la usa per distrugger­e il creato e l’umanità: non voglio parlare di fine del mondo, di una seconda forma di incultura “terminale”. Poi bisognerà ricomincia­re da capo».

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