Sharia e decapitazioni: nella città fantasma del Califfato di Libia
A Derna il primo avamposto dell’Isis nel Mediterraneo
sgommano e miliziani del generale Haftar di rientro dal fronte. C’erano otto suore italiane, a Derna, riparate a Bengasi credendo di stare più al sicuro.
C’era una bella chiesa nella medina e ai tempi di Gheddafi faceva da centro culturale: s’è piazzato l’iracheno coi suoi vice, un saudita e un egiziano, più sua eccellenza Mohammed Abdullah Abi al Baraa Al Azdi che comanda il nuovo Consiglio consultivo della gioventù islamica e infligge la più estrema delle sharie. Novanta frustate a chi si droga, piccolo sconto di pena a chi beve, un centro di disintossicazione gestito a catene e ceffoni. Ai primi
Le milizie Bandiere Un convoglio di pickup con le bandiere nere dell’Isis in una foto pubblicata da un sito jihadista col titolo «Dimostrazione nello Stato islamico di Barqa» (Ansa) di Radio Barqa).
Dal nuovo califfato libico è scappato un ragazzo che dieci anni fa sparava sugli americani in Iraq: «A Derna comandano dei pazzi — dice ora nella sua nuova vita tripolina da tecnico informatico e pentito — non accettano altra visione che la loro. Chi non è con l’Isis, è un infedele». Se c’è una scritta sulla piazza centrale, «no ad Al Qaeda», è perché i qaedisti passano per moderati un po’ rimbambiti. Non piacciono neanche quelli di Ansar al Sharia: nel 2012 uccisero l’ambasciatore americano a Bengasi, ma sono considerati dei mollaccioni. Il tecnico veneziano Gianluca Salviato, per otto mesi ostaggio a Derna, ha raccontato che lo sorvegliavano ceceni e tunisini, gli facevano vedere i video della guerra in Siria, gli promettevano un’Italia islamizzata…
Il venerdì sera, i jihadisti convocano la gente in piazza a festeggiare il Califfato. «Distribuiscono volantini, suonano inni sacri, regalano dolci e giocattoli
La grande fuga I medici sono scappati dagli ospedali, le scuole sono vuote e anche le banche hanno chiuso