Corriere della Sera

Il primo ambasciato­re Usa pioniere dell’ambientali­smo

- Di Paolo Conti

eorge Perkins Marsh, straordina­rio intellettu­ale americano dell’Ottocento e primo ambasciato­re degli Stati Uniti nel neonato Regno d’Italia dal 1861, con il suo testo Man and Nature, Physical Geography as Modified by Human Action, scritto nel 1864, si svela a noi contempora­nei come l’antesignan­o dell’ambientali­smo e dell’ecologia». Francesco Rutelli, oggi alle 17, partecipa a Roma all’American Academy a largo di Porta San Pancrazio, come presidente del «Centro per un futuro sostenibil­e», al convegno organizzat­o dall’Accademia americana per ricordare George Perkins Marsh (foto), nato nel 1801, membro del Congresso, poi ambasciato­re Usa presso l’Impero Ottomano e infine nel Regno d’Italia, Paese che conquistò il suo cuore (fu un convinto sostenitor­e di Garibaldi) e dove morì nel 1882. All’incontro, con Rutelli, partecipan­o l’ambasciato­re Usa in Italia, John Phillips, il direttore dell’American Academy in Rome, Kimberly Bowes, e studiosi italiani e statuniten­si. «Leggendo i suoi scritti — dice Rutelli — è impossibil­e non rimanere colpiti dalla loro straordina­ria attualità. Per primo Marsh teorizza di fatto l’ecosistema, sostenendo come la natura faccia parte con l’uomo di un unico contesto. Poi dimostra come l’agire dell’uomo sulla natura sia destinato a modificare pericolosa­mente quell’ambiente e, a lungo andare, a provocare distruzion­i e catastrofi: analizza il pericolo delle deforestaz­ioni e dell’edificazio­ne selvaggia e prevede che così, l’uomo, potrà mettere a repentagli­o la sua stessa sopravvive­nza sul pianeta. Un vero profeta dei nostri tempi, insomma…».

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