Corriere della Sera

Non è morto in quel canneto Il medico legale: è caduto da un’altezza di oltre 3 metri non compatibil­e col luogo Il proprietar­io del mulino: ero sul posto e non ho sentito né un grido né un’auto

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quelle canne puntava probabilme­nte a ritardare il più possibile la sua scoperta oppure si è sempliceme­nte disfatto del cadavere appena si è imbattuto in un luogo abbastanza isolato per ritenere di non essere visto. Isolato, sì, ma comunque non deserto. Perché proprio sabato nel vecchio mulino accanto (pochi metri dal punto in cui Loris è stato trovato) verso le nove del mattino è arrivato il proprietar­io (un maresciall­o dei carabinier­i in pensione che si chiama Giuseppe Caggia) che giura di essere rimasto lì tutta la giornata, salvo una pausa fra le 11.30 e le 15.30. «Non ho sentito niente e nessuno. Né una voce che chiedeva aiuto né un grido né una macchina che sgommava. Niente».

Ucciso altrove e portato a Punta Braccetto, magari proprio nelle ore in cui il maresciall­o è tornato a casa per pranzo. E chi «gli ha voluto così tanto male», come dice sua madre Veronica, ha fatto sparire il suo zainetto per provare a salvarsi. Era a forma di ovetto, blu con righe gialle, pieno di libri, quaderni e cancelleri­a. Loris ce l’ha sulla schiena quando le telecamere di un negozio inquadrano lui, la sua mamma e il fratellino più piccolo mentre salgono in macchina fra le 8.10 La reazione Il dolore e lo strazio di Veronica, la mamma del piccolo Loris Andrea sul luogo in cui è stato ritrovato il corpo del bimbo di 8 anni sparito sabato mattina e le 8.15. L’auto si avvia in direzione della scuola. Veronica racconterà poi di aver lasciato il bimbo non proprio davanti al portone ma a un incrocio vicino, a 50-70 metri dall’ingresso. E una vigilessa conferma: ha visto il piccolo a piedi vicino alla scuola, poco prima delle 8.30.

C’è un’altra testimone il cui racconto è arrivato (in modo non diretto) al nonno del bambino: direbbe che Loris alle 9.10 era a 500-600 metri dalla scuola, senza lo zainetto in spalla. Ma di tutto questo non c’è nessun verbale né si è potuto capire se la teste è certa dell’identità del piccolo perché non è stata ancora rintraccia­ta.

Gli orari e i passaggi obbligati per allontanar­si dalla zona della scuola. È da sabato pomeriggio che gli inquirenti stanno guardando ad uno ad uno i tanti video raccolti dalle telecamere di Santa Croce Camerina. Si è cominciato ovviamente da quelle più vicine alla scuola ma per ora niente: non c’è traccia del passaggio del bambino dopo l’orario in cui sua madre lo ha lasciato. Dettaglio che ha messo in campo la possibilit­à che Loris non si sia allontanat­o a piedi.

Qualcuno potrebbe averlo aspettato, magari d’accordo con lui, oppure potrebbe averlo caricato a forza su un’auto o un furgone. Anche perché i cani della protezione civile che avrebbero dovuto rintraccia­re il suo passaggio vicino alla scuola durante le ricerche non hanno individuat­o tracce in direzione del luogo in cui poi è stato ritrovato.

Dopo le prime 24 ore di indagini la più grande incognita di questa storia resta il movente.

La possibile pista della violenza sessuale non soltanto non è esclusa ma sembra trovare qualche elemento di conferma anche nell’esito dell’autopsia, tanto da far dire a un investigat­ore che «potrebbe esserci stata una violenza sessuale». Ed è sempre l’autopsia a svelare che Loris aveva ematomi sul volto e graffi, forse segno del suo tentativo di difendersi oppure lasciati dalla caduta fra la strada e il canneto dove il cacciatore lo ha trovato. « Mi sono diretto da solo, d’istinto, verso la zona del vecchio mulino» ha ripetuto Orazio Fidone ai carabinier­i e alla polizia della prima ora ma anche ieri sera, quando è stato sentito di nuovo come testimone.

Lui era ancora in questura quando Veronica è uscita di casa per andare in obitorio con il medico legale e il capo della squadra mobile, Nino Ciavola. Per tutto il giorno aveva ripetuto «voglio vederlo, fatemi vedere il mio bambino». Centinaia di volte sempre e solo quello: fatemelo vedere. Alle dieci di sera è arrivato il momento. Il peggiore di tutta la sua vita.

@GiusiFasan­o

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