Riscrivere il passato per poterlo rivivere
Lampi d’amore in «La locanda delle occasioni perdute» di Antonella Boralevi
porre la domanda sono i Ludosofici alias Ilaria Rodella e Francesco Mapelli. Per le risposte i due autori hanno chiesto aiuto tanto ai filosofi, classici e contemporanei (concetti da Eraclito, Socrate, Wittgenstein, Derrida e altri), quanto ad artisti (da Velázquez a Pistoletto) e creativi (Alberto Rebori). Ne risulta un manuale di filosofia per bambini (Corraini, pp. 112, 12, da 10 anni) che invita a guardarsi attorno, per trovare se stessi
Probabilmente, tra le consapevolezze che la maturità porta con sé c’è quella che muove Mirella: riscrivere il passato è più seducente di una noiosa pianificazione del futuro. Mirella è la protagonista di La locanda delle occasioni perdute (Rizzoli, pagine 213, 18), l’ultimo romanzo di Antonella Boralevi. Scrittrice intelligente e sensibile, Boralevi sceglie una fiaba che ha come sfondo una Parigi piovosa e familiare, dove Mirella (nome scelto perché fragile, comune, poco altisonante), alla vigilia del 47 esimo compleanno, va alla ricerca di una locanda speciale. Un ristorante nascosto nella ragnatela di viuzze parigine dove, dal menù, torna il passato irrisolto. Con le sue occasioni perse, con i suoi momentichiave che ci siamo lasciati sfuggire, con i suoi nodi dolorosi: tutto scritto chiaro, come una mappa, su un pezzo di carta. Con la possibilità di rivivere uno di questi momenti.
E così, da quel menù che, appoggiato sul tavolo, sembra «una pozza di buio», Mirella si muove in bilico tra la sentenza di Eraclito, poi ripresa da James Hillman (il destino scaturisce dal carattere) e la consapevolezza che il futuro nasce dalle scelte fatte quotidianamente, dalle decisioni prese per necessità, come se ogni azione recasse con sé una predeterminazione ineluttabile.
La scrittura di Boralevi, leggera, elegante, dall’intimismo dosato, ci porta nel passato di Mirella, fa riapparire una bambina insicura, educata rigidamente, tenuta a distanza dai
Mirella per i suoi 47 anni trova un locale speciale, a Parigi, dove il menù ha poteri magici
bellissimi genitori. Resuscita uomini, professori, amici, conoscenti, amori. La maternità. Lampi. «La parola “mamma” mi aprì il cuore come un pugnale». «Il sapore del burro spalmato per te da un altro è diverso da tutto».
E poi la scelta. Cosa rivivere? Come cambiare quella linea netta che la storia ha scritto sulla pelle? E, soprattutto, cambiarla o no? La risposta si traduce in un: «Non sono pronta». Forse perché non siamo mai pronti per quello che desideriamo davvero? Perché ci affezioniamo al nostro destino che finisce per assomigliarci? Perché ogni scelta porta con sé una fatica immane? Mirella è un personaggio per il quale si prova simpatia. E si finisce per fare per lei un tifo strano: forza Mirella, scegli!