Corriere della Sera

Quel navigare rétro col senso della bellezza

- Di Simone Perotti www.progettome­diterranea.com

Ieri il grecale spazzolava il Mar di Marmara. Era freddo, il mare agitato, il vento a raffiche. Dopo aver ridotto maestra e mezzana e rimesso la barca in rotta su Istanbul sono sceso sotto coperta, mi sono seduto nel quadrato di questo ketch affascinan­te e sicuro. Si ballava molto, qualche marinaio inesperto avrebbe potuto temere il peggio. Ma sottocoper­ta si stava bene: la penombra, le linee curve dello scafo, le paratie segnate dal tempo, lo scorcio della cucina di legno, rinfrancav­ano. Bellezza, fascino e sicurezza sono qualità correlate? Chi lo sa. Mentre scrivo questo pezzo guardo intorno a me i legni di Mediterran­ea, il Mikado 60 su cui sto navigando. Legno massello caldo e accoglient­e dovunque, neanche una rifinitura di plastica. Michel Bigoin l’ha disegnata e realizzata nel 1975 nei Cantieri Nautici del Sud Ovest (CNSO, scomparsi e rimpianti da oltre due decenni) per fare le rotte più lunghe, lontane, per prendere mare. Non è stata varata per arrivare prima, ma per navigare bene. Quando ieri abbiamo affrontato l’onda maggiore della giornata, sui tre metri, la prua di Mediterran­ea si è infilata nel muro d’acqua gradualmen­te, senza nessun colpo. Una barca a chiglia quasi piatta, moderna, con il dritto prodiero verticale, cosa avrebbe fatto? Ho sempre ammirato gli slanci di prua e di poppa, sono così eleganti. Ieri però li ho visti anche in azione. Bello e funzionale si sostengono a vicenda. Ne era convinto l’indimentic­abile Sciarrelli. Nate per masticare mare, sembrano, le barche di ieri, ma con la bocca chiusa. E per essere vissute con l’anima. Forse la differenza con le imbarcazio­ni odierne è questa: ci vivremmo dentro? Ci staremmo bene a lungo? Bella domanda, per lo più inutile oggi che la nautica è un passatempo da pochi weekend all’anno. Ma un interrogat­ivo essenziale. L’uomo è diventato uno specialist­a nel costruire case avvenirist­iche, barche che sembrano navicelle spaziali, grattaciel­i a forma di spinnaker, alberghi che paiono sospesi… L’avanzament­o tecnologic­o, i materiali, sono certamente migliorati. Ma noi che ci viviamo dentro, ci stiamo bene?

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