Italiani e tedeschi
Leggo sul Corriere che la signora Klotz ha lasciato la politica attiva e la notizia non rivestirebbe alcun interesse se non fosse per il ricordo della politica di separazione dell’Alto Adige dall’Italia. Quello che non capisco è come mai, nell’accettazione universale dell’autodeterminazione dei popoli, non se ne siano già andati a ricongiungersi ai propri fratelli.Capisco che certi patti siano stati sottoscritti e rispettati da noi, ma di fronte alla chiara determinazione di un popolo oppresso, non ci sono patti che tengano. La qual cosa potrebbe valere anche per noi. Se gli italiani facessero un referendum per la secessione dall’Alto Adige, con motivazioni di non appartenenza al gruppo linguistico, tradizionale, sentimentale di tale regione alpina e con chiare prove di oppressione e terrorismo sia da una parte che dall’alta, non vedo come non sia accettabile dalla maggioranza del popolo. Si otterrebbero così chiari vantaggi d’ambo le parti. I sud tirolesi rientrerebbero nella casa avita delle popolazioni germaniche e potrebbero riscrivere le targhe stradali. Inoltre, ciò che sembra più ambito, l’abolizione del bilinguismo. Noi avremmo indietro i carabinieri, i giudici, la Guardia di finanza e le tasse che devolviamo a tale Provincia, in eccesso a quanto da loro pagato. Inoltre, recandoci in Tirolo saremmo considerati e riveriti come turisti, apportatori di benessere, pecunia non olet.
Torre d’Isola È possibile, ma occorrerà trovare una soluzione per la città di Bolzano abitata da poco più di centomila persone di cui il 75% di lingua italiana e il 25,5% di lingua tedesca. Le lettere firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579 lettere@corriere.it www.corriere.it sromano@rcs.it Risposte alle 19 di ieri
La domanda di oggi
Il ministro dell’Economia Padoan: il Paese dimostra che è possibile conciliare la stabilità dei conti con le politiche di sostegno alla crescita. Giusto? Chi governa attualmente nella Striscia di Gaza? Le chiedo anche se in quel Paese il ruolo di Abu Mazen è ancora determinante. Caro Cazzani, aza è ancora la roccaforte di Hamas. L’ultimo conflitto con Israele, dall’8 luglio al 26 agosto di quest’anno, e le circa 2.200 vittime dei bombardamenti israeliani hanno avuto l’effetto di rendere la città, agli occhi dell’opinione pubblica palestinese, ancora più «martire» di quanto già fosse in passato. Ma potrebbero pregiudicare l’intesa che Abu Mazen e l’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) avevano concluso con Hamas in aprile per la creazione di un governo comune.
Il governo esiste, quanto meno sulla carta, è presieduto da un esponente dell’Olp, Rami Hamdallah, e ha prestato giuramento il 2 giugno. Ma Abu Mazen, presidente dell’Autorità palestinese, ha deplorato i missili lanciati da Hamas contro la popolazione civile israeliana e ha dimostrato in tal modo che fra le strategie delle due organizzazioni vi sono ancora importanti differenze. Un breve riepilogo può forse aiutarci a ricostruire la natura dei rapporti fra le due anime della società palestinese.
Quando nacque, all’inizio degli anni 70, Hamas era il braccio palestinese della Fratellanza musulmana e rappresentava quindi l’alternanza religiosa al nazionalismo laico, con venature marxiste, di Al Fatah, l’organizzazione di Yasser Arafat. Sotto la guida dello sceicco Ahmad Yassin, Hamas si dedicò principalmente a iniziative educative e assistenziali. Molti anni dopo,
GEffetti della concorrenza
A proposito dell’articolo sul non allineamento del prezzo dei carburanti a quello del petrolio, non sono d’accordo sull’incolpare esclusivamente le compagnie petrolifere e lo Stato per la non concorrenza. La concorrenza sui prezzi dei carburanti in Italia non esiste perché è popolata dagli italiani. Come è possibile che nel breve tragitto da casa mia al lavoro io trovi distributori con differenze di oltre 10 centesimi a litro e, nonostante ciò, le stazioni di servizio dai prezzi iperbolici lavorano? Come è possibile che ci siano
Pavia nel 2004, Yassin fu vittima di un assassinio mirato dei servizi israeliani, ma in una prima fase la sua organizzazione poté contare sulla benevolenza di Israele, a cui piaceva contrastare in questo modo l’organizzazione laica di Arafat.
La svolta militare di Hamas risale all’inizio degli anni Ottanta quando ogni soluzione politica della questione palestinese sembrava sempre più lontana; e la sua popolarità nella società palestinese crebbe sino alla vittoria nelle elezioni del 2006. Furono elezioni libere, difficilmente contestabili, ma il loro risultato non piacque né all’Olp, né a Israele, né agli Stati Uniti, né ad altre potenze occidentali. Accadde così per certi aspetti quello che era accaduto in Algeria alla fine del 1991, quando il governo, dopo i risultati favorevoli al partito islamico nel primo turno delle elezioni politiche, aveva bruscamente soppresso il secondo turno. Con una aggravante: i Paesi che non vollero riconoscere il successo di Hamas, si consideravano maestri di regole democratiche e avrebbero dovuto mettere alla prova la conversione alla democrazia dell’organizzazione islamica.
Sono stati necessari otto anni perché le due parti riuscissero a ricucire lo strappo e ad accordarsi, nello scorso aprile, su un governo comune. Alla fine di settembre, un mese dopo la fine dell’ultimo conflitto di Gaza, i rappresentanti di Hamas e Fatah si sono incontrati al Cairo e hanno annunciato di avere raggiunto un accordo per estendere alla Striscia le competenze e responsabilità del nuovo governo palestinese. Ma la storia di questa lunga crisi ci ha insegnato che troppo spesso gli annunci sono soltanto buone intenzioni. due distributori uno a fianco all’altro (per accedervi si sale dallo stesso passo carraio) con oltre 3 centesimi di differenza alla pompa? Però sulla provinciale in direzione Abbiategrasso ci sono i tre distributori, probabilmente, meno cari di Lombardia: perché? È cambiata la gestione di uno (gestito da extracomunitari!) che ha abbassato i prezzi e gli altri hanno dovuto adeguarsi. La concorrenza ha funzionato ma sullo stesso rettilineo a meno di tre chilometri uno dall’altro, basta aver voglia di leggere. Il fatto reale e causale è che gli italiani si lamentano ma non fanno un minimo sforzo (oltre
Chi sono gli eroi