Corriere della Sera

I fasciocomu­nisti sono tornati tra noi

- Di Pierluigi Battista

Ecosì, il (quasi) comunista Vladimir Putin piace tantissimo ai (quasi) fascisti dell’area antieuro (ma non antirublo), tanto quanto i (quasi) fascisti fanno impazzire il (quasi) comunista Putin. Che ne è così infatuato, da riempirli di rubli e non di euro, come ha fatto con il Front National di Marine Le Pen, peraltro accendendo di invidia il putinista Matteo Salvini, ancora incerto tra CasaPound (fascista senza il quasi) e l’ultimo Gulag (comunista senza il quasi) della Corea del Nord. Antonio Pennacchi potrebbe proporre un sequel del suo profetico Il fasciocomu­nista, raffiguran­do i nostri Limonov da pianerotto­lo che combinano il saluto romano con l’ammirazion­e per un leader che si è formato nel Kgb e che oggi a Mosca impone ai manuali scolastici la piena e obbligator­ia riabilitaz­ione di Stalin.

Questo vigoroso fascio-comunismo, peraltro non inedito (ricordate l’aggressivi­tà rosso-bruna del nazional-comunista Milosevic?) si fonda su una comune piattaform­a di odio. L’ideologia è confusa e nebbiosa, e del resto anche «fasciocomu­nismo» è definizion­e necessaria­mente imprecisa, non meno di «populismo» distribuit­o indiscrimi­natamente però. Non è confuso l’odio. L’avversione istintiva per la democrazia parlamenta­re e la fascinazio­ne ipnotica per il leader autoritari­o dai modi spicci e sbrigativi. L’odio per il liberalism­o, con tutte le sue fisime formaliste, incomprens­ibili per i «popoli». La pulsione ostile per il libero mercato, la mentalità capitalist­ica, la finanza, l’anomia delle grandi città. L’avversione per i ludi cartacei, per l’arte moderna, per lo Stato di diritto, per le libertà individual­i, per le pretese della cultura gay, per il disordine delle famiglie, per la mescolanza culturale, per le élite urbane, per l’America, per tutto ciò che è liblib-lib, liberale, libertario, liberista. La tentazione fasciocomu­nista è ribelle quando non è al potere, è invece autoritari­a, imperiale, intolleran­te, militarist­a quando è al potere come il nuovo zar Putin. Perciò si annusano e sentono un’atmosfera comune, anche se i custodi delle rispettive purezze ideologich­e vivono come un affronto questa contaminaz­ione. La fine della Guerra fredda ha spezzato le rigidità di un tempo e ha dato al fasciocomu­nismo, alimentato dal fallimento di un’Europa senz’anima, una linfa insperata. Si diffonde anche una vaga nostalgia per il muro di Berlino: purché sotto il tiro della Stasi ci siano sempre gli altri.

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