Corriere della Sera

La pazienza di Mancini «C’è molto da fare ma il tempo l’abbiamo...»

Garcia: «La Juve? Pensiamo a noi, divertiamo­ci e vinciamo»

- Alessandro Bocci

Implacabil­e Miralem Pjanic, 24 anni, segna il gol che riporta definitiva­mente in vantaggio

i gialloross­i (Action Images)

Garcia Il campo non mente e quando abbiamo accelerato abbiamo messo in difficoltà una grande squadra come l’Inter

In questo stadio Roberto Mancini trentatré anni fa, con la maglia del Bologna, aveva rotto il ghiaccio. Un gol che ha iniziato una storia. Adesso, giovane cinquanten­ne con qualche capello bianco e lo sguardo indurito, perde per la prima volta da allenatore dell’Inter contro la Roma. Una domenica bagnata e amara. Quando comincia a piovere, all’inizio del secondo tempo, cominciano i guai. Ma per un’ora l’Inter del Mancio tiene testa alla rivale conclamata della Juve riuscendo a rimontare due volte: nel primo tempo con Ranocchia di testa e nel secondo con l’ex odiatissim­o Osvaldo (complice la deviazione di Astori) che zittisce i suoi vecchi tifosi. Ma il terzo gol della Roma, quello firmato da Pjanic, condanna i nerazzurri alla prima sconfitta del nuovo corso e Mancini alla prima espulsione della seconda vita milanese.

L’allenatore protesta, come i suoi giocatori, per un fallo di Cholevas su Guarin e l’arbitro decide che la sua partita è finita. Mancio, incredulo, prende la via degli spogliatoi dopo aver consegnato i foglietti con i preziosi appunti al vice Nuciari: «Cosa ho fatto?», dice all’arbitro prima di sistemarsi, con un cappellino anti pioggia, dietro

Il tecnico espulso «Ho protestato, ma non per niente… Non voglio consumare parole sull’arbitro»

la panchina. Ma senza di lui la terza rimonta rimane un desiderio interista. Anzi, nel recupero, arriva anche il quarto gol gialloross­o, ancora firmato Pjanic. E la classifica piange. L’Inter è nella parte destra, a pari con il Palermo, lontana da tutto.

Mancio è lucido e critico. «La Roma gioca bene dall’anno scorso e ha giocatori di grandi qualità. Ma sino ad un certo punto della partita ci siamo stati e questo è importante. Però abbiamo commesso tanti errori, come sul terzo gol: la palla è rimasta troppo in area. E in assoluto abbiamo lasciato campo ai gialloross­i. C’è molto da fare. E la sconfitta non cambia niente. Ci vuole pazienza. Da queste delusioni bisogna ripartire. L’obiettivo resta conquistar­e la Champions League e sappiamo che per farlo ci sono due strade. In campionato siamo indietro, ma c’è spazio e tempo per rimontare. L’espulsione? Non voglio consumare parole sull’arbitro, basta vedere cosa è successo. Ho protestato, ma non per niente…».

La Roma, invece, è felice. Per la prima volta subisce gol all’Olimpico in campionato, ma nel suo fortino inespugnab­ile centra la settima vittoria su sette partite e si riporta a meno tre dalla capolista Juventus. Nella sfida tattica i due allenatori provano a sorprender­e. Mancini lancia M’Vila e sceglie il 4-23-1 perché l’Inter deve osare anche contro i più forti. Il francese, invece, decide di rinunciare almeno in partenza a De Rossi e punta su Cholevas terzino sinistro. Mosse vincenti. Garcia è soddisfatt­o: «Non ero preoccupat­o dopo il pareggio con il Cska Mosca. So che siamo un gruppo solido e unito e lo abbiamo dimostrato giocando una bella partita. Il campo non mente e quando abbiamo accelerato abbiamo messo in difficoltà una grande squadra come l’Inter. La vittoria della Juve? Dobbiamo pensare solo a noi stessi: la Roma sa che deve giocarsela partita dopo partita. Divertiamo­ci e vinciamo». Più un motto che uno slogan.

Mancini Sino a un certo punto della partita ci siamo stati e questo è importante Da queste delusioni bisogna ripartire

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