Velocità e pugni, donne coraggio
Terry in abito da sera alzando i guantoni verso la telecamera e guardando i malintenzionati negli occhi. «All’inizio ci potevamo contare sulle dita di due mani — racconta Marzia —, oggi siamo di più, le mamme portano volentieri le figlie in palestra per tirare di boxe: qualche conquista l’abbiamo ottenuta». L’effetto-volley che ogni sport rosa si augura, dal basket al calcio, quel volano mediatico che ha portato le azzurre di Bonitta in prima serata sulla Rai, però è lontano: «L’Olimpiade ci ha dato visibilità: uno sport olimpico non è uno sport minore. Che poi qualcuno venga a guardarci combattere sul ring come se fossimo fenomeni da baraccone, be’, questa è una mentalità dura a morire che spero tramonti presto. Siamo donne che praticano con dignità una disciplina di forti valori, che aiuta a farsi largo nella vita e a realizzarsi. Chiediamo rispetto. Meglio il pugilato della danza...». Irma Testa, 16enne di Torre Annunziata, argento all’Olimpiade giovanile dal futuro luminoso, è d’accordo.
Due tatuaggi, un marito-fan (Carmine, eroico carrozziere: nel corteggiamento non è arretrato di un passo davanti alla fidanzata boxeur), nessun premio in denaro. «Quelli li dà la Federazione. Ma vivere con il pugilato, per una donna, è impossibile». La fuoriclasse, l’irlandese Katie Taylor, 5 ori mondiali e uno olimpico, è di un altro pianeta. Quello su cui vorrebbero salire Marzia e le cattive ragazze del pugilato italiano, troppo buone per fare davvero paura.