Corriere della Sera

Non solo spionaggio, «The Americans» parla (anche) d’amore

- Di Aldo Grasso

Su Fox sta andando in onda la seconda stagione di una delle serie più interessan­ti degli ultimi anni, «The Americans» (sabato, ore 21.00). Il suo creatore, Joe Weisberg, prima di approdare alla serialità tv è stato un dipendente della Cia impegnato in operazioni sotto copertura e «The Americans» è, al suo cuore, una storia di spionaggio molto credibile e ben scritta, ambientata nell’America degli anni 80, al culmine della Guerra fredda con il gigante sovietico. Ma, soprattutt­o, è la storia di una donna, Elizabeth Jennings (interpreta­ta con maestria da Keri Russell), e del marito Philip (Matthew Rhys), con cui forma una coppia all’apparenza

Vincitori e vinti

TU SÌ QUE VALES Gerry Scotti Si allarga la distanza del sabato: per i talenti di Canale 5 5.779.000 spettatori, 27,5% di share BALLANDO CON LE STELLE Milly Carlucci Tiene ma arriva seconda la Carlucci e i ballerini di Rai1: 4.231.000 spettatori, 20,7% di share normale, perfino noiosa.

In realtà, i due fanno parte del segretissi­mo Direttorat­o S, una divisione del Kgb incaricata di gestire le missioni sotto copertura dei suoi agenti, infiltrati negli USA e trasformat­i in insospetta­bili cittadini americani. Oltre a essere una storia di spionaggio, «The Americans» è in fondo un piccolo trattato sul matrimonio.

Tutta la prima stagione della serie non è altro che il racconto della costruzion­e di un amore, del tortuoso percorso attraverso cui un matrimonio «finto», combinato per fini patriottic­i e utilitaris­tici, diventa reale, tra tutte le difficoltà del caso. Nel corso della seconda stagione i nodi del rapporto tra Elisabeth e Philip continuano a venire al pettine, la posta in gioco si alza, nel quadro iniziano ad assumere un ruolo forte anche i loro figli, soprattutt­o l’adolescent­e Paige, cresciuta con rigidi principi atei, che si avvicina al cristianes­imo e inizia a frequentar­e la chiesa.

Anche nella seconda stagione, la serie si porta dietro un fitto carico di ambiguità, nel legame tra Philip ed Elizabeth, certo, ma anche in quello tra l’agente FBI Stan Beeman e la misteriosa dipendente del Kgb Nina Sergeevna. I confini tra verità e finzione (praticata per strategia o per amore) diventano sempre più sbiaditi, indistingu­ibili.

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