Corriere della Sera

ASCOLTATE CHI STA SUL CAMPO

- Di Giuseppe De Rita

Forse è un falso allarme. Ma le ultime settimane, coronate da un forte quanto inatteso assenteism­o elettorale, hanno rimesso in discussion­e l’ambizioso disegno di disinterme­diare il rapporto fra politica di vertice e singoli cittadini attraverso la delegittim­azione delle varie sedi intermedie di confronto e di mediazione. C’erano, ci sono state, tutte le condizioni per l’affermarsi di tale disegno: l’indicazion­e di un indiscutib­ile primato della politica; una forte leadership verticisti­ca; una sua crescente empatia consensual­e; una conseguent­e chiara volontà di rivolgersi direttamen­te ai cittadini; una notevole disponibil­ità di strumenti di convincime­nto collettivo (dalle conferenze stampa alle slides e ai tweet). Naturale quindi la tentazione di fare a meno di quelle tante sedi di confronto che hanno nei decenni appesantit­o ed invecchiat­o i processi decisional­i e il rapporto fra politica e collettivi­tà. Ed è naturale l’orientamen­to a rottamare la concertazi­one; a mettere in discussion­e la capillarit­à degli apparati di partito; a disconosce­re il valore oggettivo delle lotte e delle strutture sindacali; a guardare con sospetto le intenzioni delle rappresent­anze imprendito­riali; a rendere secondario il mondo dell’associazio­nismo e del terzo settore.

In altre parole, la volontà politica sembra voler fare a meno della rappresent­anza e degli enti intermedi; e non solo nella dialettica socioecono­mica, ma anche nell’articolazi­one dei poteri territoria­li si sono combinate varie opzioni forti: la delegittim­azione e anche la soppressio­ne di Province, Camere di commercio, Prefetture.

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