Corriere della Sera

Renzi accelera sull’Italicum. Con il sì del Pd

Voto in direzione e un pezzo di minoranza esce. Il leader: i consensi calano, ma sono qui per cambiare l’Italia

- Alessandro Trocino

Fare presto. Matteo Renzi arriva alla direzione e chiede al Pd un voto sull’«accelerazi­one» delle riforme. Non solo, spiega il leader del Pd, non si deve arretrare sull’Italicum, ma la nuova legge va «calendariz­zata il prima possibile». Una risposta esplicita a Silvio Berlusconi che chiedeva di eleggere prima il prossimo presidente della Repubblica: «È una proposta da respingere al mittente. Sarebbe inaccettab­ile rinviare». Ma c’è anche una partita interna da combattere. E qui Renzi spiega alla minoranza che «se rimetti in discussion­e le riforme, rischi di azzerarle» e che la legge elettorale «non è rinegoziab­ile: sarebbe inimmagina­bile riaprire sui punti condivisi». Per questo chiede un voto per «proseguire senza indugio» nella strada delle riforme. La direzione dice sì, con due contrari.

Renzi contesta le accuse della minoranza dopo il voto delle Regionali: «Respingo la tesi che l’astensioni­smo in EmiliaRoma­gna, che mi preoccupa, derivi dalla disaffezio­ne per il Jobs act. È una lettura superficia­le, parziale e discutibil­e». Non solo. Il voto in Emilia-Romagna, «è ampiamente positivo: siamo a metà tra le Regionali dell’altra volta e le Europee. Conferma che il risultato di queste ultime elezioni non era una tantum e che il consenso non era legato a una sola persona». Attenzione, avverte Renzi: «I sondaggi sul Pd vanno benissimo, casomai cala il consenso su di me. Ma io sono qui per cambiare l’Italia non i sondaggi». E l’Italia, dice, «la stiamo rivoltando come un calzino». Il premier si assume il merito delle difficoltà dei 5 Stelle: «Siamo noi che abbiamo fatto saltare Grillo. La frattura nasce dal muro del nostro 40,8 per cento». Renzi invita a «non sottovalut­are» la nuova destra europea che punta a «un’egemonia culturale». Occorre tornare a «offrire un racconto agli italiani: da una parte la rabbia, dall’altra la speranza».

Poi ringrazia i parlamenta­ri per «il via libera alla Camera del Jobs act», sul quale però potrebbe essere messa la fiducia nel passaggio al Senato. Quella riforma che «è la più a sinistra mai fatta nel mercato del lavoro». Quello che conta per il premier ora è accelerare. A cominciare dall’Italicum «2.0», che «è apprezzato ormai da quasi tutti».

Renzi non rinnega le cene da 1.000 euro, anche se «qualcuno non è andato a votare a causa di queste». Ma l’iniziativa è da «rivendicar­e»: «Dovremmo essere orgogliosi perché noi non abbiamo mandato in cassa integrazio­ne i nostri dipendenti, a differenza di Forza Italia e Lega». Conclusion­e all’attacco: Astensione La gente che non va a votare mi preoccupa, ma respingo l’ipotesi che la causa sia il Jobs act «Abbiamo cambiato colore a quattro Regioni, il dibattito congressua­le lo faremo, ma nel 2017».

Nel voto finale, Renzi respinge il tentativo di Alfredo D’Attorre di inserire un inciso che consenta al Parlamento di «migliorare l’accordo». «Si tratta dell’accordo tra maggioranz­a e Forza Italia — replica Renzi — Lo condividia­mo o no? Perché se non lo condividia­mo è un problema». La direzione vota sì, una parte della minoranza non partecipa al voto. Al Nazareno Il premier e segretario del Pd, Matteo Renzi, 39 anni, durante il suo intervento alla direzione dei democratic­i di ieri nella sede del partito in largo del Nazareno, a Roma (

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