Corriere della Sera

Nessuna pena per i reati minori ma salta l’intesa sulla prescrizio­ne

Dal governo l’agenda di semplifica­zione della Pa. Servizio civile, 50 milioni in più

- Dino Martirano

Dopo una pausa di 90 giorni (tanti ne sono passati dalla seduta del 29 agosto in cui fu varata la riforma della giustizia in 12 punti), il Consiglio dei ministri è tornato ad occuparsi a tarda sera di prescrizio­ne e di intercetta­zioni (tutto rinviato per mancato accordo) e di processo civile (rimandato anche questo tema). E’ passato invece lo schema di decreto delegato per la non punibilità dei reati bagatellar­i (pena inferiore ai 5 anni) qualora il danno arrecato sia tenue e il comportame­nto non seriale. Approvato anche il testo sulla nuova disciplina delle rogatorie e sulla collaboraz­ione giudiziari­a tra Stati. Infine il governo ha dato il via libera all’agenda per la semplifica­zione della Pubblica amministra­zione 2015-2017, un pacchetto in 38 punti per semplifica­re il rapporto tra cittadino e burocrazia. Infine è stato nominato il nuovo capo del Dap (Carceri): è il magistrato Santi Consolo.

Il «pacchetto Giustizia» è entrato a Palazzo Chigi alle 21.45 e la discussion­e è stata molto articolata tra i ministri del Pd e quelli del Ncd. Alla richiesta del Guardasigi­lli Andrea Orlando di andare avanti senza indugi sulla riforma della prescrizio­ne — con stralcio della proposta governativ­a da consegnare alla commission­e Giustizia della Camera dove il tema è all’ordine del giorno già questa settimana — si è opposta la controspin­ta netta del ministro Angelino Alfano che ha chiesto di procedere di pari passo con le intercetta­zioni (limiti alla pubblicazi­one delle conversazi­oni), con la nuova udienza preliminar­e e con il sistema delle impugnazio­ni più snello. In altre parole, il Nuovo centrodest­ra cd ha formalizza­to il suo veto su fughe in avanti che comportino l’anticipo del tema prescrizio­ne su altre parti del pacchetto varato,«salvo intese», ad agosto.

Inoltre, il Ncd ha chiesto che la nuova prescrizio­ne (meno vantaggios­a per l’imputato che spera sempre nei tempi lunghi del processo) vada comunque intesa come norma di diritto sostanzial­e che vale (principio del favor rei) per il futuro e non per il passato. Dunque, nulla di fatto su questo tema.

Meno aspra la discussion­e sulla «non punibilità» dei fatti di lieve entità» che non verrebbero più punti per dare respiro alla macchina ingolfata del processo penale. Il decreto delegato che recepisce le proposte della commission­e ministeria­le presieduta dal professor Francesco Palazzo inaugura una nuova era per i cosiddetti «reati minori»: sentito il pubblico ministero e la parte offesa, «non sono punibili le condotte sanzionate solo con la pena pecuniaria o con pene detentive non superiori nel massimo a 5 anni». Furto semplice, danneggiam­ento, truffa, appropriaz­ione indebita, interruzio­ne di pubblico servizio, minaccia aggravata, violenza o minaccia per costringer­e a commettere un reato e altri reati bagatellar­i verrebbero archiviati. Ma chi li compie non deve essere «fuorilegge seriale» e non deve essersi macchiato di altri episodi criminosi.

Il nuovo articolo 131 del Codice penale stabilisce che la non punibilità riguarda solo i casi in cui il danno o il pericolo provocato sia esiguo. Il giudice prima di emettere una sentenza di prosciogli­mento «per tenuità del fatto» deve sentire anche la persona offesa, consentend­o così a chi ha subito il danno di interloqui­re sulla «tenuità». La maggioranz­a, intanto, ha sbloccato con la legge di Stabilità 50 milioni di euro per il servizio civile.

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